La grave condizione giovanile in Sardegna è oggetto di un’interpellanza presentata alla Regione dai consiglieri di centrosinistra Roberto Deriu (primo firmatario), Gianfranco Ganau, Daniele Cocco, Francesco Agus, Piero Comandini, Salvatore Corrias, Giuseppe Meloni, Cesare Moriconi, Rossella Pinna, Valter Piscedda, Eugenio Lai, Antonio Piu, Laura Caddeo, Massimo Zedda, Gianfranco Satta e Maria Laura Orrù.
«Si tratta di un problema enorme per i nostri giovani e che affligge l’Isola da ormai troppo tempo. Se non si interviene con urgenza, la situazione tenderà a peggiorare ulteriormente», spiega il primo firmatario Roberto Deriu, consigliere regionale del Partito democratico.
Un annoso dibattito che trova puntualmente riscontro nei dati relativi alla disoccupazione giovanile (intorno al 50%), ai livelli di istruzione (in Sardegna la dispersione scolastica si attesta intorno al 23%, mentre in Italia è al 14,5%), e ai cosiddetti ”neet”, giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione, e che sull’Isola risultano essere ben il 27,7%. Senza dimenticare che in Sardegna il 22% dei minori vive in condizioni di povertà relativa e nel territorio regionale sono presenti le due province più anziane d’Italia in riferimento alla popolazione 0-17 anni (Oristano e Sud Sardegna), anche in virtù del fatto che nell’Isola si registra un incremento di nascite inferiore rispetto alla media italiana.
«Nonostante le numerose proposte fatte anche dai sindacati e dalle associazioni per arginare questi fenomeni e ridurre drasticamente la percentuale di neet, i dati condannano ancora una volta la Sardegna – prosegue il consigliere del PD -. Una situazione drammatica che non è iniziata con il Covid, ma ben prima. È necessario che la Giunta regionale intervenga con celerità e prepari un disegno di legge relativo ai temi in discorso, altrimenti i dati tenderanno a peggiorare.»
Il consigliere PD indica la strada da percorrere: «Occorrono politiche tese all’abbattimento di questi fenomeni, con una programmazione solida e duratura nel tempo. Se oggi noi non formiamo i giovani, non diamo a loro la possibilità di maturare un’esperienza lavorativa di qualità, come facciamo poi a pretendere una società forte e reattiva, dalla quale trarre medici specializzati, tecnici e scienziati all’avanguardia, un’amministrazione pubblica efficiente, un sistema produttivo moderno? Dobbiamo smettere di meravigliarci e scandalizzarci per il declino ed iniziare a costruire la rinascita da coloro che ne possono essere i veri protagonisti. È questo – conclude Roberto Deriu – il concetto essenziale che deve cambiare le politiche e farci concentrare sulla pianificazione del futuro».