È durato circa tre mesi il corso di secondo livello, il primo tenuto in Sardegna, dedicato alla formazione di 13 assistenti/accompagnatori di Birdwatching. Padrone di casa il Parco naturale regionale di Tepilora che ha avviato le attività grazie alla preziosa collaborazione del famoso fotografo naturalista Domenico Ruiu: al suo fianco importanti studiosi del settore come Danilo Pisu, ornitologo e fra i maggiori esperti di settore sul panorama nazionale.
Il corso. Lezioni in video conferenza e uscite sul campo nel rispetto delle direttive anti Covid hanno caratterizzato le fasi di lavoro dei discenti: 13 partecipanti fra operatori dei Ceas dell’area Parco, guide ambientali o laureati in materie affini, due dipendenti dell’Agenzia regionale Forestas, che gestisce buona parte dell’area protetta, e un esperto proveniente da un’associazione escursionistica nazionale riconosciuta. La didattica pandemica non ha comunque impedito a “Su Putzonarju”, così è soprannominato Ruiu per i suoi straordinari lavori fotografici realizzati sui volatili in tanti areali della Sardegna, di guidare i corsisti lungo i sentieri più suggestivi e gli scorci più nascosti del Parco di Tepilora. Dalle montagne aspre di Crastazza ed i boschi di Littos di Bitti fino alle zone umide della foce del rio Posada passando per le valli di Lodè e il lago di Maccheronis a Torpè. Settimane di lavoro che hanno contribuito a soddisfare le curiosità e ad accrescere la conoscenza degli iscritti che hanno scrutato il volteggiare dell’Aquila reale, del Falco di palude o il passo delicato del Pollo sultano, specie rarissima in Italia e nel Mediterraneo, ma che nelle pianure lacustri di Posada ha trovato un suo habitat ideale. I futuri assistenti di Birdwatching hanno poi avuto la fortuna di ammirare l’Aquila di Bonelli, tornata sui cieli della Sardegna grazie a un programma di reintroduzione che proprio nell’area Parco, negli ultimi tre anni, ha visto il rilascio di numerosi esemplari provenienti soprattutto dalla Spagna.
Il presidente del Parco. «Il corso è stato sicuramente il primo passo per attivare un servizio che possa aumentare l’offerta territoriale in termini di turismo sostenibile. Seguiranno presto nuove attività per la strutturazione dei servizi: dal marketing tematico alla installazione delle capannine di osservazione». Lo ha detto il presidente del Parco, Francesco Murgia, che ha aggiunto: «Chi oggi fa Birdwatching, non solo in Sardegna ma in tutta Europa, avrà a disposizione un nuovo territorio da scoprire grazie agli accompagnatori che siamo riusciti a formare. Inserire il Parco di Tepilora in questo circuito di appassionati di avifauna significa contribuire a una ricaduta economica di cui siamo certi potrà presto beneficiare l’intero territorio dell’area protetta».
Il direttore. «L’Italia – ha spiegato il direttore del Parco, Paolo Angelini – a differenza di altri Paesi europei costituisce un ponte aereo strategico tra il nostro continente e l’Africa, tanto da essere periodicamente attraversato da un significativo numero di uccelli migratori. Nello specifico, la Sardegna e i territori di Posada, Torpè, Lodè e Bitti sono luoghi di transito e di sosta, più o meno lunga, di tante specie anche molto rare. In questo contesto si inserisce l’area del Parco di Tepilora, che con il sistema lagunare costiero di interesse internazionale (RAMSAR), della foce del Rio Posada sommata alla parte più a monte e boschiva del Parco, costituisce un’unità ecologica complessa di grande diversità ambientale. Questo si riflette a sua volta in una notevole diversità di specie animali, soprattutto uccelli. Con una varietà naturalistica così ricca, il Parco ha previsto che nei prossimi anni molti degli sforzi da compiere dovranno guardare allo sviluppo di attività tese a una migliore conoscenza del proprio patrimonio e alla sensibilizzazione di visitatori ed escursionisti verso lo stesso, in primis attraverso il Birdwatching», ha concluso il direttore.
Domenico Ruiu. «Il corso di Birdwaching è stato pensato dall’allora vice presidente Murgia, per creare una nuova finestra nel mondo naturalistico da cui guardare le diverse aree di Tepilora. Un modo per arricchire l’offerta del Parco verso un settore di appassionati che in tante realtà, soprattutto del nord Europa, attirano numerosi visitatori». Così Domenico Ruiu, che ha aggiunto: «È importantissimo studiare il collegamento fra animali e territorio, dove l’osservazione dei primi diventa uno strumento per scoprire, raccontare e valorizzare dei luoghi con un cambio di prospettiva radicale: non è più l’ambiente circostante ad attirare il nostro primo interesse, ma è lo sguardo rivolto verso gli animali, in questo caso gli uccelli, che ci permette di conoscere ed apprezzare appieno le tante ricchezze naturali e le biodiversità presenti nel Parco».
Danilo Pisu. «Abbiamo da subito creato un feeling straordinario tra docenti e corsisti: tante domande e un interesse crescente ci hanno permesso di portare a termine in Sardegna un progetto unico nel suo genere. Nelle uscite sul campo abbiamo avvistato più di 50 specie, di cui alcune particolarmente rare, su oltre 150 osservabili nell’area protetta». Questo il racconto dell’ornitologo Danilo Pisu, uno dei docenti dell’iniziativa, che ha poi ricordato: «Abbiamo visto l’Aquila reale e quella di Bonelli, l’Airone rosso, specie molto rara e di alto valore conservazionistico, ma anche il Falco pescatore, anch’esso particolarmente raro che di recente ha colonizzato in modo naturale il sito di Porto Conte da dove era scomparso da oltre 50 anni. Nel Parco di Tepilora ancora non nidifica, ma abbiamo avuto modo di osservare degli esemplari esploratori, spesso giovani o svernanti provenienti dal nord Europa. E poi il Pollo sultano e il Falco di palude che nidificano nelle zone umide della foce del Rio Posada. Fra i volatili meno noti al grande pubblico abbiamo avuto la fortuna di trovare la Schiva magnanina sarda, specie di piccole dimensioni e molto elusiva, presente fra la macchia mediterranea nelle aree collinari del Parco. Abbiamo poi incrociato l’onnipresente Tottavilla, una lontana parente dell’Allodola, che ormai si trova solo nelle regioni del sud Italia, le Averle piccole e le Averle capirosse: passeriformi predatori presenti in gran numero nell’area del Tepilora. Proprio all’interno della zona protetta, soprattutto nelle radure fra le montagne, sono stati diversi gli avvistamenti della Pernice sarda che in varie zone della Sardegna è sempre meno presente», ha concluso Pisu.
I corsisti. Anna Pippia, nuorese, ha una laurea in Scienze naturali, un dottorato di ricerca in Biologia ambientale e per diversi anni ha studiato il muflone e altri ungulati. «Ho fatto questo corso – ha detto Pippia – per ampliare le mie conoscenze sull’avifauna, per passione personale e perché da insegnante ho modo di trasmettere ciò che ho appreso e poi perché, da buona naturalista, ho il sogno nel cassetto di poter collaborare un giorno con il Parco. La mia – ha proseguito – è stata una bellissima esperienza, sia dal punto di vista professionale e sia umano, con docenti preparati a rispondere a ogni nostra curiosità. Porto a casa quindi un bagaglio pesantissimo, fatto di giornate sul campo in cui abbiamo visto numerose specie, anche di grande valore conservazionistico, tantissimo materiale bibliografico (sia scientifico e sia divulgativo), e una gran voglia di conoscere meglio i territori del Parco di Tepilora».
Alessandro Prina, nuorese ma trapiantato a Torpè, è una guida ambientale escursionistica, gestisce un piccolo B&B e svolge attività agricole e apistiche. «Mi è servito come approfondimento nel mio percorso professionale poiché ho conosciuto meglio delle specie che ho sempre visto, ma che a volte confondevo. Consiglierei il corso non solo agli appassionati, ma anche ai semplici cittadini. Con questa esperienza sono entrato in un mondo unico, quasi fatato dove l’osservazione migliore è quella in cui ti trovi da solo, immerso nella natura», ha detto Prina.
Giuseppina Brundu, bittese, è insegnante e guida ambientale escursionistica con una grande passione per la fauna e la flora della Sardegna. «È stata una esperienza straordinaria che purtroppo ha subito il condizionamento e le limitazioni del Covid. La formazione specifica sul Birdwatching mi ha permesso di ampliare ancora di più il quadro del mio essere guida, con una panoramica a tutto tondo su ciò che può offrire la varietà naturalistica del Parco di Tepilora. Ci hanno insegnato poi, e tanto dobbiamo ancora imparare, ad ascoltare l’ambiente che ci circonda: possiamo sapere che vicino a noi c’è una certa specie perché ne ascoltiamo i suoni e il canto e da lì inizia la ricerca visiva».
Foto di Domenico Ruiu