«In piena crisi Covid la riforma del MES, il meccanismo più controverso e meno richiesto dagli Stati, è di nuovo sui tavoli europei. Il M5S si è già espresso contro questa riforma in più occasioni, perché registrava quanto fosse una tipica ‘riforma in peggio’. Sosteniamo con convinzione la posizione No MES più volte ribadita dal Presidente Conte.»
È quanto affermano Pino Cabras, Sabrina De Carlo, Mirella Emiliozzi, Mattia Fantinati, Riccardo Olgiati, Cristian Romaniello e Simona Suriano, deputati M5S in Commissione Affari Esteri.
«Non basta dire che non si vuole accedere al MES se si approva una riforma che lo pone al centro delle dinamiche finanziarie e politiche europee, senza contrappesi, senza un pacchetto di riforme che vadano di pari passo. Su tutte l’EDIS, un sistema europeo di assicurazione dei depositi, di cui invece si sono perse le tracce.»
«Che questa riforma possa avere un grave impatto sui nostri interessi nazionali – prosegue la nota – lo rivelano le clausole che renderebbero più semplice e senza freni la ristrutturazione del debito pubblico degli Stati, ossia le ‘Single limb CACs’, che dal 2022 entrerebbero in vigore per l’Italia indipendentemente dal fatto che il governo dovesse davvero ricorrere al MES. Ben 450 miliardi di debito pubblico italiano, la somma emessa sul mercato dal nostro Paese, sarebbero colpiti da queste clausole.»
«L’irrigidimento delle condizioni di accesso alla ‘linea di credito rafforzata’ del MES, anche se l’Italia non attiva lo strumento, rimette in vita quel che la crisi Covid aveva finalmente tramortito, cioè tutti quei vecchi arnesi dell’austerity, quei parametri di bilancio legati al c.d. Patto di Stabilità, che tanto avevano danneggiato interi paesi europei.»
«Basta questo – concludono i deputati – per capire che questa riforma del MES presentata sarebbe un pessimo azzardo, da rigettare.»