L’identikit ci dice che hanno meno di 40 anni, una famiglia composta da quattro persone, si dichiarano felici e hanno un livello elevato di capitale sociale (un indicatore della qualità delle relazioni sociali dell’individuo), leggono molto, svolgono attività di volontariato o civismo, votano regolarmente alle elezioni. Con una curiosità: rispetto a coloro che si dichiarano di sinistra, coloro che si collocano politicamente al centro hanno una probabilità maggiore di essere fiduciosi (mentre non ci sono differenze statisticamente significative tra chi si dichiara di sinistra e chi si dichiara di destra).
Sono i sardi che hanno fiducia nei confronti del prossimo, misurati a settembre 2020, nel pieno della pandemia, tra un’ondata e l’altra, solo che sono solo il 13% con un crollo di quasi 50 punti percentuali dal 62% del 2017, in una fase in cui, evidentemente ci si sentiva fuori dalla crisi economica del 2008 e riprendevano crescita e sviluppo.
Questo è uno dei principali dati presentati lunedì su Facebook dalle Acli con Vania Statzu, ricercatrice Iares ed il confronto tra Andrea Soddu, presidente CAL, don Ettore Cannavera e Franco Marras, presidente regionale Acli.
Come si legge nella sintesi conclusiva, dopo una grande quantità di dati la percezione di sé e della propria situazione tra i sardi è molto cambiata tra il 2017 e il 2020 secondo due grandi direttrici, in parte attribuibili alla crisi generata dalla Pandemia Covid19.
- La prima grande direttrice è che sembra che diminuiscano sia il pessimismo che l’ottimismo per rinforzare le fila di coloro che si accontentano. Crescono infatti le misure intermedie, quelle della sufficienza, per lo stato di salute per il quale raddoppiano dal 17 al 32% i dati di chi è mediamente soddisfatto, per la situazione finanziaria dove la posizione mediana passa dal 46 al 57%, di chi percepisce un sufficiente senso di controllo della propria vita che passa dal 43 al 50%. Va inserito in questo contesto anche l’aumento dal 50 al 76% di coloro che percepiscono la propria vita invariata anche se con un crollo rispetto al 2017 quando un terso degli intervistati (il 36%) riteneva la propria situazione personale migliorata con il 6% del 2020.
- b. La seconda direttrice di cambiamento è un aumento della diffidenza e della sfiducia che proviene sia dalla misurazione dell’indice di fiducia verso gli altri sia da alcuni dati di comportamento tra gli stili di vita. La ricerca mostra un vero e proprio crollo sul dato dalla fiducia che porta solo il 13 % degli intervistati nel 2020 ad affermare che ci si può fidare della gente contro il 62% del 2017. Si accompagnano in questa direttrice i dati sulla riduzione della partecipazione elettorale, dove si passa dal 69 al 53% nella percentuale di coloro che partecipano alle elezioni costantemente.
- c. Dati a prima vista contrastanti emergono tra gli stili di vita. Da una parte si rileva una tendenza al ritorno in famiglia con l’aumento del tempo passato con amici, genitori e parenti non conviventi, (nonostante il Covid o forse proprio per il Covid si cerca di passare più tempo con gli affetti), dall’altra aspetti come la riduzione delle donazioni di sangue o la scarsa crescita dell’impegno civico rappresentano un elemento che alimenta la diffidenza verso il prossimo misurata con la fiducia.
- d. L’animo positivo dei sardi (quanto le paure dei sardi emergono ancora con l’aumento delle donazioni effettuate durante il periodo covid sia tra i non donatori (il 15% in più) sia tra chi è donatore regolare (+45%).
- e. Fiducia bassa, riduzione della partecipazione elettorale e, non ancora citato, ma pienamente connesso, riduzione di coloro che leggono almeno 10 libri all’anno (compresi ebook) dovrebbero rappresentare campanelli d’allarme essenziali tra chi è impegnato nelle istituzioni come nel sociale. Si tratta di elementi fondanti del capitale sociale nel territorio che non è facile recuperare e ricostruire quando lo si perde.
Insomma, molte istruzioni per l’uso e per il dopo Covid per la politica e per coloro che studiano o si impegnano nel sociale.
«In questi dati – ha scritto Franco Marras, presidente regionale delle Acli della Sardegna – preoccupa fortemente il declino della fiducia dei sardi verso gli altri e verso le istituzioni, in un contesto nel quale il rifugio nella famiglia non pare più essere sufficiente a colmare il vuoto e la paura nel futuro. Per questo vogliamo discutere con esperti ed esponenti della società civile e politica, perché la situazione è grave e non vogliamo dobbiamo buttare la croce su nessuno, ma, nella consapevolezza, impegnarci come terzo settore nella ricucitura degli strappi che oggi stanno avvenendo, per non perdere terreno irrecuperabile. Come il presidente Sergio Mattarella ci ha chiesto, dobbiamo stare uniti, perché il nemico è il virus, non la scienza o le istituzioni che lo stanno combattendo, ma non bastano le piccole somme per affrontare i danni che ci sono e che ci saranno.»
«Anche nel mio vissuto – ha detto don Ettore Cannavera – confermo questo sentimento di diffidenza e di sfiducia nel futuro e di chi ci governa a livello locale, nazionale ed europeo. Le categorie più deboli della nostra società sono quelle che soffrono di più, diventano ancora più deboli. C’è poca attenzione verso i più deboli che hanno gli stessi diritti degli altri, ad esempio chi è in carcere ha perso la libertà ma non ha perso la dignità. Chi ha responsabilità politiche deve stare attento alle tensioni che si possono creare.»
«Il mondo occidentale – ha affermato invece Andrea Soddu – si è concentrato su chi sta bene. Tutti i modelli di pensiero e di comunicazione sono fatti per chi ha un buon grado di cultura e una posizione lavorativa ma la maggior parte del mondo intero sta male e soffre. In Sardegna chi sta in trincea, come Don Ettore e come gli amministratori come me, sa bene che la situazione non è molto diversa. Per migliorarla dobbiamo fare un grande grande progetto di educazione e di istruzione ma soprattutto di ricucitura delle nostre periferie sociali con la classe dirigente. Un progetto che passa per la scuola, per la sanità e per i servizi alla persona. Solo così possiamo costruire un futuro socialmente più giusto.»
Il rapporto di ricerca presenta dati regionali e suddivisi tra le 5 aree provinciali, Sassari, Nuoro, Oristano, Sud Sardegna e Area metropolitana di Cagliari, misurando alcuni elementi che costituiscono l’ossatura della valutazione del capitale sociale, che IARES, l’Istituto di ricerca delle Acli, misura periodicamente da oltre 15 anni.