La piccola editoria deve cercarsi una nicchia di mercato puntando su quello che la grande industria libraria non coltiva più: le scoperte di identità, le rivoluzioni del locale autentico. Perché i grandi gruppi sono ben proclivi ad interessarsi della Sardegna ma alle loro condizioni, consegnando un’isola che si immagina piaccia al mercato, immancabilmente stereotipa e falsa.
Questi concetti ispirati dalla mente del grande intellettuale sardo Toti Mannuzzu (scomparso nel 2019), ricordate dalla presidente AES Simonetta Castia, hanno ben sintetizzato lo spirito e il senso del primo Forum sull’editoria regionale, tenutosi nei giorni scorsi nella Biblioteca del Mediterraneo di Alghero.
Parole la cui valenza universale può essere adeguata a tutti i contesti regionali, nei quali ovviamente le singole case editrici indipendenti e l’intera filiera cercano di portare avanti il racconto del proprio territorio.
E proprio al compianto scrittore e magistrato sassarese (che lo scorso maggio avrebbe dovuto essere ricordato al Salone del libro di Torino) è stato dedicato questo importante appuntamento nazionale realizzato in sinergia da ADEI e AES per mettere a confronto esperienze editoriali regionalistiche, diverse ma comuni, raccontando il meglio di quanto dato e le criticità delle proprie esperienze.
«Occorre costruire una rete efficace, contribuire ad attivare, riattivare o perfezionare leggi regionali, mettere a punto un calendario condiviso di priorità cooperative e formative – ha dichiarato il presidente di ADEI, Marco Zapparoli – sottolineare presso le istituzioni locali e nazionali la necessità di provvedimenti a sostegno della bibliodiversità, rappresentata dall’editoria indipendente a carattere locale, per difendere e far conoscere lingue minoritarie e culture.»
Simonetta Castia, che insieme a Marco Zapparoli ha co-moderato la conferenza, ha ribadito come «l’esperienza del forum insegni che, per promuovere la nascita di una rete efficace e rispondente alle esigenze della filiera, sia necessario partire dal territorio e dai suoi fragilissimi equilibri strutturali e di sviluppo, per meglio comprendere le dinamiche di un settore molto particolare. Dando voce al vasto e diffuso microcosmo che anima il mondo del libro, così ricco di innovazione, di saperi e di professionalità, sarà più facile incoraggiare la crescita della lettura in Italia e giungere alla definizione consapevole di una legge sul libro».
«Un avamposto di resistenza e di resilienza all’omologazione editoriale», così il forum è stato definito da Gianluca Lioni, portavoce del ministro per i Beni e le Attività culturali ed il Turismo, il quale ha portato i saluti di Dario Franceschini.
Il direttore generale dell’assessorato regionale ai Beni culturali, Renato Serra, in rappresentanza dell’assessore Andrea Biancareddu, ha spiegato come una volta saltata la partecipazione alle manifestazioni di Torino e Francoforte, sia stata condivisa la richiesta di programmare interventi diversi, per fare in modo che le risorse siano utilizzate come sostegno agli editori.
«Per quanto riguarda il 2021 – ha proseguito Renato Serra – con l’AES abbiamo programmato l’attivazione di un tavolo permanente che consenta la rivisitazione di una norma di settore, ormai datata, e fare in modo che le azioni della Regione possano essere più coerenti con il tempo della modernità».
L’assessore comunale alla Cultura e al Turismo Marco Di Gangi ha ricordato come sia particolarmente difficile fare cultura ed editoria di questi tempi, ed espresso la massima disponibilità di Alghero a ospitare gli editori in futuro come ha sempre fatto finora.
Tra gli interventi della mattinata Nicola Lagioia, direttore del Salone internazionale del Libro di Torino, ha ricordato l’esperienza del Salone, dove l’Italia del libro appare come un piccolo continente fatto di infinite sfaccettature culturali e linguistiche. «Non a caso l’Italia con l’India sono le nazioni con più dialetti al mondo – ha sottolineato Nicola Lagoia – ma la prima ha un miliardo di abitanti la seconda 60 milioni. L’auspicio è che queste mille province dialoghino tra di loro arricchendosi molto, poiché la diversità linguistica si contagia dall’importanza dello stare aperti, rappresentando in ciò la nostra più grande ricchezza culturale.»
Angelo Piero Cappello, direttore del Centro per il Libro e la Lettura di Roma, ha illustrato la storia dei “Patti per la Lettura” e la loro rilevanza locale, regionale e nazionale. «Vorremmo un’identificazione tra il vivere sociale e il leggere. Come amministratori dobbiamo fare in modo che la lettura abiti il nostro tessuto urbano».
Ad approfondire il ruolo delle biblioteche scolastiche e delle biblioteche di quartiere nella diffusione della cultura locale è stata Antonella Agnoli, presidente della Fondazione Federiciana, che ha illustrato ricette e dialoghi sulle politiche di lettura del domani. Attraverso una relazione profonda e articolata, Francesco Bachis, antropologo dell’Università di Cagliari e responsabile comunicazione del Siac, ha invece offerto uno sguardo antropologico sulla funzione sociale dell’editoria regionale, a proposito della collocazione della produzione editoriale in ambito accademico.
Di lingua, identità e cultura come strada da percorrere ha parlato Massimo Bray, assessore alla Cultura della Regione Puglia. Massimo Bray ha posto l’accento sulla centralità del valore della lettura, che in Italia, a suo dire, ha difficoltà a essere recepito.
Tono alto e propositivo anche nella sessione pomeridiana, in cui le sigle delle singole regioni hanno manifestato una volontà di cambio di indirizzo. Il gruppo ha presentato esperienze diverse cercando di individuare un fattore comune nell’ambito di questa rete, attraverso le attività di scambio che andranno riprese già dall’inizio dell’anno prossimo.
L’idea è quella di continuare il percorso intrapreso durante la primavera, al fine di consolidare il coordinamento regionale. L’auspicio degli organizzatori «è che lo Stato possa esercitare delle funzioni di indirizzo al livello legislativo, un collegamento più stretto e stringente, così come avviene per il Paesaggio, in una interlocuzione di mutua reciprocità. In fondo il libro è un bene comune».