No alle speculazioni edilizie e sì a uno sviluppo sostenibile che non sottragga risorse al settore agricolo, già fortemente provato dalla crisi indotta dall’emergenza sanitaria. La Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) della Sardegna esprime perplessità e preoccupazione rispetto al Piano Casa, il disegno di legge 108, che la Giunta Solinas si appresta ad approvare entro la fine dell’anno.
«Auspichiamo che nella formulazione e approvazione di una norma di tale portata si ritorni al metodo concertativo, unico in grado di garantire un confronto democratico reale – spiega il presidente regionale della Confederazione, Francesco Erbì, che si fa portavoce dei dubbi del mondo agricolo rispetto al nuovo strumento urbanistico -. Il disegno di legge 108/2020 si propone d’intervenire anche sul suolo agrario e forestale che rappresenta il 95% del suolo regionale.Vengono introdotte modifiche e innovazioni normative che riguardano le aree agricole, per cui basterà essere proprietari di un ettaro per poter edificare, senza la necessità di essere agricoltori o imprenditori agricoli di professione.»
«Tra le pieghe della norma c’è spazio edificatorio, in deroga, anche per chi possiede mille metri di terreno – precisa il presidente della Cia isolana -. Ci teniamo a evidenziare che l’agricoltura ha necessità di una gestione coordinata del territorio, e in questa visione l’edilizia deve rientrare in una strategia per le aree interne, che valorizzi l’offerta agrituristica e turistica delle aree interne, che intervenga a frenare le dinamiche dello spopolamento dei piccoli centri, che rafforzi il rapporto tra ambiente urbano, ambiente agrario e naturale.»
A preoccupare sono le ricadute che il Piano Casa potrebbe avere sull’agricoltura: «Non vorremmo che la possibilità di costruire nell’agro a prescindere e solo perché si ha la disponibilità della terra provocasse un ulteriore frazionamento delle superfici agrarie; la norma così prevista potrebbe dare origine a ulteriori irrigidimenti della proprietà della terra, concorrendo alla formazione di ulteriori speculazioni, di cui gli agricoltori non hanno certamente bisogno».