Cia Sardegna chiede certezze per i dipendenti dell’Aras e per le aziende sarde. Da domani, i 250 dipendenti dell’Aras torneranno a casa e i laboratori si fermeranno perché l’ente regionale è in liquidazione. Uno stop forzato che lascia 250 famiglie nell’incertezza e centinaia di zootecniche sarde senza un servizio essenziale.
«Le aziende zootecniche sarde restano prive della necessaria assistenza tecnica e degli importanti servizi garantiti fino a oggi dai dipendenti dell’Aras, grazie ai quali gli allevatori hanno potuto beneficiare di diversi pagamenti necessari alla tutela e garanzia del benessere animale (PSR 2014-2010 misura 14), e indirizzarsi verso una transizione verde e più ecologica delle pratiche allevatoriali isolane – sostiene il presidente regionale della Cia Sardegna, Francesco Erbì -. Riteniamo preoccupante il superamento della L.R. n. 47/18 con una norma che autorizza l’assunzione dei lavoratori per due anni, rinnovabile per soli altri 12 mesi in attesa di un concorso pubblico di massa. Ciò significa l’avvio di un nuovo iter, intanto i lavoratori Aras e il laboratorio si fermano al 31 dicembre 2020, perché l’ente è in liquidazione. I tempi tecnici per espletare gli adempimenti e procedere alle assunzioni sono lunghi, quand’anche siano esse a tempo determinato, così come appaiono lontani i tempi per l’avvio del concorso che sanciranno le nuove assunzioni; sempre che il governo non decida sulla inammissibilità della legge regionale – prosegue Francesco Erbì -. Ai 250 lavoratori ex Aras mancherà il lavoro mentre le aziende sarde non avranno le certificazioni sulla qualità del latte. La mancanza di queste certificazioni farà scattare penalità e riduzioni dei pagamenti dovuti agli allevatori, con grave danno per le aziende e per l’economia isolana. In un momento in cui tutta l’economia sarda sta subendo le pesanti ricadute dovute alla pandemia di Coronavirus, Cia Sardegna sollecita e chiede con forza alle istituzioni che il settore zootecnico non subisca le conseguenze delle lungaggini burocratiche e politiche – conclude Francesco Erbì -. L’agricoltura sarda ha bisogno di certezze.»