È dell’80% la percentuale di miele che ha perso la Sardegna in questi ultimi 20 anni. A denunciarlo è l’Organizzazione dei produttori degli apicoltori sardi Terrantiga, socia Coldiretti, di San Sperate.
Secondo i dati del censimento annuale della Banca Dati Apistica, in Sardegna operano 1.767 apicoltori, 939 in autoconsumo, al di sotto dei 10 alveari come previsto dalla legge regionale numero 19 del 24 luglio 2015 e 828 professionali per un totale di 66mila 773 alveari. Nelle campagne italiane sono oltre 1,5 milioni gli alveari curati da 60mila apicoltori, di cui circa 15mila professionisti detengono oltre l’80% del patrimonio apistico.
«L’inquinamento ambientale – ha dichiarato il presidente di Op Terrantiga, Francesco Caboni – colpisce in particolare le api e in linea generale gli impollinatori, uccidendoli in maniera diretta e soprattutto indiretta, avvelenando alveari e indebolendole le api e quindi riducendo la capacità produttiva.»
Al calo della produzione contribuiscono anche la siccità o il troppo caldo, come le gelate primaverili o le troppe e lunghe piogge anticipano o posticipano le fioriture senza una secrezione nettarifera sufficiente alla raccolta.
«Nel 2020 – spiega Francesco Caboni – c’è stato un miglioramento sulle vendite nella Gdo ma è crollata quella delle vendite nei mercatini e piccoli negozi, un grosso danno per i piccoli apicoltori. L’aggregazione ha aiutato Terrantiga ad affrontare meglio questa crisi. È il momento di cambiare passo se si vuole aiutare questo settore importantissimo per la biodiversità della Sardegna, siamo aperti ad una leale collaborazione tra produttori e politica. Le api svolgono un ruolo essenziale per tutto l’ecosistema e sono un patrimonio di tutti. Gli apicoltori sono solo dei custodi; coloro che permettono che le api sopravvivano in un ambiente divenuto nel tempo sempre più ostile.»
Antonio Caria