Per la nostra rubrica “A colloquio con…” abbiamo rivolto alcune domande a Mariolino Andria, consigliere comunale di Sassari del Partito Sardo d’Azione.
Qual è il suo bilancio, ad oggi, della Giunta comunale guidata dal sindaco Nanni Campus?
«Il bilancio, sino a questo momento, non è positivo. Rispetto alle principali parti del programma della maggioranza civica che ha vinto le elezioni diverse sono state lasciate per strada e tante altre ancora non hanno avuto successo. C’è da dire che siamo a un anno e mezzo dall’insediamento ed è probabile che in futuro ci sia una prospettiva affinché determinate cose possano andare in porto. Parliamo della gestione della pandemia da Coronavirus a Sassari. Secondo lei cosa è stato fatto e se si poteva fare da più. Si sarebbe potuto fare di più, ma devo dire che è questo è un fenomeno negativo che ha coinvolto tutto il paese. Nei primi mesi, secondo me, il problema è stato sottovalutato ed è stato pagato un prezzo alto in una situazione di riorganizzazione della sanità in Sardegna che ancora non era stata (e ancora non lo è) compiuta in tutte le sue parti. Questo virus sconosciuto non ci ha reso la vita agevole: nel nostro territorio abbiamo raggiunto dei picchi di contagi e vittime che sarebbe stato meglio non raggiungere. Non dobbiamo dimenticare che gran parte di quello che si faceva, lo si faceva sotto una linea di indirizzo anche nazionale evidentemente deficitaria.»
Come giudica questa sorta di rivoluzione nel Consiglio comunale, con l’appoggio del Movimento Cinque Stelle al primo cittadino.
«Sinceramente pensavo che questo Consiglio comunale, anche per la grande novità espressa dall’ingresso di giovani, pur senza esperienza, potesse dimostrare un minimo di freschezza e quello sprint necessario per risolvere una serie di iniziative che si erano arenate in precedenza. Venivamo da cinque anni di risse, per quanto riguarda il Partito democratico, che hanno compromesso la strada al sindaco Nicola Sanna. In realtà ho potuto notare che di freschezza ce n’è stata molto poca anche perché non hanno funzionato dei meccanismi all’interno della maggioranza. Questo ha incrinato la compattezza del gruppo e ha fatto si che alcuni consiglieri si siano “staccati” da questa maggioranza creando una crisi non solo numerica. Quest’ultima si è apprezzata in maniera molto significativa quando abbiamo esaminato le varianti al Piano Urbanistico Comunale, la famosa Variante 8. Numerose osservazioni sono passate con 18 voti favorevoli, compresi i 2 voti degli esponenti del Movimento Cinque Stelle che sono entrati in maggioranza, evidentemente, per dare una mano al sindaco. Sindaco che altrimenti sarebbe andato sotto la soglia della maggioranza ovvero 17 voti, la meta’ dei consiglieri comunali. Situazione questa che lo avrebbe obbligato a dimettersi. Per quanto mi riguarda, l’ingresso dei Cinque Stelle è una sconfitta per Nanni Campus, soprattutto per quello che aveva sostenuto in passato. Non è una situazione positiva: Nanni Campus si è presentato si come civico, ma viene da una storia politica dove ha fatto parte di partiti “robusti”: Forza Italia ed Alleanza Nazionale, partiti di centrodestra. È evidente che questo matrimonio è un’anomalia che, secondo me, porterà a un’instabilità politica, infatti si percepiscono diversi malumori all’interno della maggioranza civica.»
Perché ha deciso di candidarsi alla carica di sindaco?
«Prima di tutto, devo dire che la mia candidatura non era prevista, nel senso che è maturata un mese e mezzo prima della scadenza elettorale e confermata a 35 giorni dalla votazioni. Non avevo pensato, nei mesi precedenti, di scendere in campo per la carica di primo cittadino. Ho fatto una campagna elettorale brevissima. La candidatura nasce da una sorta di ribellione rispetto alle solite decisioni che vengono prese dall’alto e, addirittura, fuori della Sardegna. Sono un uomo che è sempre stato nel perimetro del centrodestra, vengo a conoscenza, qualche mese prima delle elezioni, di una decisione presa a Roma da alcuni partiti dove era stato indicato un nome, in barba all’autonomia dei territori: un fatto insopportabile. L’autonomia è un concetto che ho sempre difeso. Nel corso delle riunioni fatte non c’era stata data risposta rispetto a quella decisione: era cosi e basta. Non c’era dietro neanche un punto programmatico tanto che altri partiti del centrodestra erano, allora, orientati ad appoggiare, Nanni Campus. Io ho lavorato per ricreare e modellare per il comune di Sassari la stessa alleanza del centrodestra che ha permesso a Christian Solinas e al centrodestra di vincere le elezioni regionali e alla fine ci sono riuscito. Mi sembrava la cosa più logica, nonostante alcuni personaggi di Forza Italia continuassero ad osteggiare la mia candidatura.»
Qualche mese fa ha deciso di aderire al Partito Sardo d’Azione. Perché?
«Chi mi ha seguito negli ultimi anni, ha seguito un Mariolino Andria che ha sperimentato dei percorsi con le realtà autonomiste, addirittura anche con quelle indipendentiste, con il faro sempre puntato sul partito più antico della Sardegna, che è il Partito Sardo d’Azione. Io credo molto nell’autonomia della nostra Regione, nella nostra specialità e nel poter dialogare in maniera autorevole con lo Stato. Senza subire le scelte dello stato. Credo che questa scelta sia definitiva: io ho sempre avuto un rapporto eccezionale con i sardisti, e ciò è dimostrato, oltre che per le numerose amicizie, nella mia prima esperienza con Nanni Campus, quando i sardisti erano all’opposizione con Leonardo Marras. In quel con contesto ho dimostrato loro, lealtà, amicizia e vicinanza: le loro proposte erano valide e le ho difese, facendo in modo che il Consiglio comunale le approvasse.»
Le sue prossime battaglie.
«Voglio rimanere coerente, nel senso che quello che ho detto in campagna elettorale lo voglio portare avanti concretamente sino alla fine di questa consiliatura. Le mie battaglie sono quelle di uno sviluppo di area vasta della città, di un suo ritorno alla dignità, perché non c’è l’ha più: Sassari sta perdendo sempre di più la sua identità. Per riguadagnarla bisogna finirla di pensare solo alle grandi opere “irrealizzabili” e dare attenzione a quelle che sono le nostre realtà culturali che rischiamo invece di perdere. Abbiamo dei collegamenti storici e culturali con la città di Porto Torres: uno dei miei punti programmatici era la famosa “Via del Porto”, l’implementazione di una infrastruttura esistente: una grossa occasione per me di sviluppo e rinascita culturale. L’altra linea continua ad essere quella della valorizzazione delle borgate, delle coste e del mare, diciamo della Nurra. Io continuo ad insistere su queste due importanti direttive. Rappresentare un territorio come il nostro ha un significato preciso: far rinascere la Sassari che conoscevamo, riorganizzando la macchina amministrativa, serve una struttura che funzioni in modo che i consiglieri comunali possano occuparsi, più che delle buche e degli sfalci, della rinascita culturale ed economica del nostro territorio.»
Antonio Caria