«Il riconoscimento e la promozione della lingua italiana dei segni deve diventare prioritaria nell’azione amministrativa della Regione Sardegna.»
Lo ha detto Dario Giagoni, capogruppo in Consiglio regionale del Gruppo Lega Salvini Sardegna, promotore e primo firmatario della proposta di legge per l’inclusione sociale, la rimozione delle barriere alla comunicazione, il riconoscimento e la promozione della lingua dei segni italiana.
«Nel nostro Paese la Lingua dei Segni non è stata ancora riconosciuta ufficialmente. Il Senato ha approvato, infatti, il 3 ottobre 2017 un disegno di legge a questo proposito, rimasto però in sospeso al momento del passaggio alla Camera, rendendo vano il lavoro fatto a Palazzo Madama.
Un ritardo grave, soprattutto in virtù del fatto che in Europa la LIS ha avuto un riconoscimento al più alto livello con ben due risoluzioni del Parlamento europeo, una nel 1988 e l’altra nel 1998, e con la risoluzione dell’Unesco resa a Salamanca il 15 maggio 2001. Uno stallo che costringe le Regioni ad agire in solitaria e miriamo a portare all’attenzione del Governo nazionale.»
«Tra i punti fondamentali della legge – spiega Dario Giagoni – la previsione di interventi per favorire la diffusione della Lis e della Lis tattile nelle attività di comunicazione e di informazione istituzionale e nell’accesso ai media, favorendo la conoscenza del patrimonio storico, artistico, culturale regionale, e favorendo un maggior coinvolgimento dei cittadini affetti da disabilità sensoriale nella vita politica.
Dobbiamo offrire a ogni persona la possibilità di scegliere, la possibilità di essere coinvolto, di commentare e dare apporto tempestivo alle dinamiche istituzionali.»
«Ovviamente – conclude Dario Giagoni – la norma da noi proposta è solo un primo ma fondamentale passo mosso nella giusta direzione, andrà certamente implementata, arricchita e resa realmente funzionale alle esigenze di tutto un mondo che quotidianamente si scontra con barriere invisibili e silenziose, negli uffici pubblici regionali e comunali, nelle scuole, negli ospedali e in ogni altra realtà della vita sociale e comunitaria.»