«Dopo il Fausto Noce e l’idroscalo Anfossi, durante la seconda guerra mondiale, Olbia venne dotata di un terzo aeroporto, quello di Vena Fiorita, che dal 1964 per volontà del lungimirante principe Karim Aga Khan da sito tra gli stazzi della Gallura si trasformò nell’importante base della compagnia aerea Alisarda. Erano gli anni del boom della Costa Smeralda, e presto questa pista dalle dimensioni ridotte venne ampliata per poter ospitare vettori diversi e sempre più moderni, dal primo aereo bimotore da otto posti Beechcraft C-45 ai nuovi veicoli con doppia elica, sino ai Fokker 27. Pezzi di storia che hanno fatto grande la città di Olbia, di fatto l’unica porta di ingresso per tutti coloro i quali volevano raggiungere la Gallura per via aerea. L’attività aeroportuale era rivolta in particolare a personaggi del mondo della politica, grossi industriali, gente dello spettacolo, principi e nobili, gli unici a potersi permettere biglietti aerei dai costi esorbitanti. Con l’aumento del flusso dei passeggeri e l’arrivo degli aeromobili moderni più grandi, la pista di Vena Fiorita divenne però inadeguata e l’aeroporto fu così abbandonato al suo destino, esposto agli eventi atmosferici e al vandalismo. Vederlo così provoca una certa amarezza.»
Sono queste le parole del consigliere regionale del M5S Roberto Li Gioi, primo firmatario di una mozione che impegna il presidente Christian Solinas e la Giunta a voler collaborare ad un progetto di riqualificazione e valorizzazione dell’intera area di Vena Fiorita, d’intesa con il comune di Olbia, che abbia come fiore all’occhiello la realizzazione del Museo dell’Aviazione, «quale unico esempio nella nostra isola capace di raccontare una parte della storia che ha fatto conoscere e desiderare la nostra terra in tutto il mondo».
«Il 14 marzo 2019 – ha aggiunto Roberto Li Gioi – è stato siglato l’atto di cessione delle aree e dei fabbricati di proprietà della Regione al comune di Olbia al prezzo simbolico di un euro. Un passaggio di consegne che offre la grande opportunità di far rinascere quest’area-simbolo che testimonia gli anni d’oro della Costa Smeralda facendola diventare un nuovo importante attrattore turistico nel panorama gallurese.»
Antonio Caria