S.E.R. monsignor Santo Marciano, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, unitamente ai cappellani militari presenti sul territorio regionale, ha celebrato nella Basilica di Sant’Elena Imperatrice in Quartu Sant’Elena, in aderenza alle disposizioni governative in vigore emanate per il contenimento epidemiologico da Covid-19, la tradizionale “Santa Messa di Pasqua”.
Alla solenne funzione religiosa hanno partecipato il Generale di Divisione Francesco Olla, comandante del Comando Militare Esercito Sardegna, le più alte autorità civili e militari dell’Isola, le rappresentanze delle quattro Forze Armate e di tutti i Corpi Armati dello Stato di stanza a Cagliari e centri vicini, nonché le Associazioni Combattentistiche e d’Arma.
«Cari amici delle Forze armate, fratelli e sorelle delle Forze di Polizia l’incontro di oggi è proficuo per ringraziarvi dell’aiuto che apportate quotidianamente, anche in questo periodo di pandemia e chiedere a Dio perdono, forza e aiuto nel desiderio gioioso di uscire da ogni paralisi della fraternità e da ogni paralisi della speranza»: con queste parole, durante l’omelia, l’arcivescovo ha salutato gli uomini e le donne in uniforme, sottolineando il prezioso aiuto apportato anche durante la pandemia, sempre caratterizzata da profonda umanità, ispirato al bene comune per la collettività, in un contesto sociale, sempre più contraddistinto dall’indifferenza e dalla paralisi della speranza.
Al termine della celebrazione, il comandante del Comando militare Esercito Sardegna, il generale di divisione Francesco Olla, ha ringraziato pubblicamente monsignor Santo Marcianò, le autorità intervenute e tutti i presenti augurando una serena Santa Pasqua a tutti gli uomini e le donne in divisa e alle rispettive famiglie.
I momenti intensi della celebrazione sono stati la preghiera per la Patria ed il ricordo di chi è morto a causa della pandemia e in servizio per “il bene prezioso della pace”.
Il coro interforze ha accompagnato i momenti più importanti del solenne rito liturgico ed è stato particolarmente apprezzato dall’arcivescovo per il ricorso a canti in “lìmba”, a testimonianza della profonda spiritualità del popolo sardo.