La 118ª seduta della XV Legislatura è stata aperta dal presidente del Consiglio, Michele Pais, che dopo le formalità di rito ha ricordato l’ordine del giorno dei lavori dell’Assemblea, prosecuzione dell’esame del Dl n. 107 – Giunta “Norme urgenti per il rilancio delle attività di impulso, coordinamento ed attuazione degli interventi della Giunta regionale e di riorganizzazione della Presidenza della Regione”. Il capogruppo del M5S, Michele Ciusa, ha dapprima suggerito una verifica delle presenze in Aula e subito dopo è intervenuto in sede di discussione generale ed ha rivolto pesanti critiche al provvedimento proposto dall’esecutivo regionale.
«Il testo – ha attaccato l’esponente della minoranza – è riconducibile al presidente Solinas e ai suoi fedelissimi e punta a riformare la presidenza con l’obiettivo di accentrare il potere sul presidente e commissariando, di fatto, la Giunta.» A giudizio del capogruppo 5Stelle, la norma, se approvata nell’attuale formulazione, avrà come effetto l’insorgere di ulteriori disagi per i dipendenti regionali e per i cittadini: «La macchina amministrativa ha bisogno di nuovi concorsi e non di procedure di mobilità, c’è la svecchiare l’amministrazione con nuove figure specializzate».
«Ci saranno molti comandati – ha proseguito Michele Ciusa – e pochi chiamati a svolgere il lavoro, nonostante la legge comporti costi esorbitanti, senza che in cambio ci siano servizi più efficienti peri sardi. Il consigliere del Movimento ha quindi proseguito con una rapida schematizzazione degli assetti proposti dal disegno di legge ed ha parlato di “assessori controllati dal consulente del presidente della Regione” e di un presidente della Regione padre-padrone del sistema regionale»
Non meno severo il giudizio espresso dalla sua collega di gruppo, Desirè Manca, che ha insistito sull’appesantimento dei costi che l’approvazione determinerebbe sul bilancio regionale. «Questo disegno di legge è una vergogna – ha tuonato la consigliera dell’opposizione – perché destina ulteriori sei milioni e mezzo di euro per pagare i nominati del presidente della Regione e non per ristorare gli operatori economici che nella nostra Isola pagano le conseguenze della pandemia.»
«Uno scempio – ha concluso Desirè Manca – che è l’ennesimo provvedimento per moltiplicare le poltrone e le nomine degli amici e degli amici degli amici». Dopo un richiamo alla prudenza nel linguaggio, apprezzato anche dal consigliere FdI, Fausto Piga, il presidente del Consiglio ha concesso ì la parola al capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus che, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha lamentato la mancata risposta nell’accesso agli atti, ai sensi dell’articolo 105 del regolamento, da parte dell’Ats in ordine all’andamento della campagna vaccinale. Il presidente del Consiglio ha preannunciato un suo interessamento ed ha chiamato all’intervento un altroconsigliere del Movimento Cinque Stelle. L’onorevole Roberto Li Gioi ha proseguito con le critiche al disegno di legge («ha un titolo intrigante ma è soltanto un filmetto da quattro soldi che costa però 6 milioni e mezzo di euro») ed ha posto in dubbio l’urgenza della discussione e della sua approvazione.
«Un inno alla bassa politica – ha proseguito l’esponente dell’opposizione – ed al rapporto amicale e corporativo che riduce gli assessori a comparse e trasforma il Consiglio in passacarte.» Roberto Li Gioi ha quindi definito la legge in discussione “un’autentica sciagura” e “l’ennesima prepotenza della maggioranza”. In conclusione del suo intervento il paragone tra l’attuale presidente della Regione, Christian Solinas, ed il Re Sole, Luigi XIV: «Lo Stato sono io, affermava il monarca transalpino; la Regione sono io, vuole dire il presidente Solinas con l’approvazione di questa legge».
Piero Comandini (Pd), in apertura del suo intervento ha ricordato lo Statuto del 1948 per contrapporre la tensione ideale e politica del tempo («si voleva avvicinare la Regione ai cittadini e non moltiplicare le poltrone del sottogoverno») con quanto, invece, emerge ai giorni nostri con il Dl 107 che cita l’articolo 3 dello Statuto ma in realtà punta solo a riorganizzare i posti guida ai vertici dell’amministrazione, per ricercare il collante all’interno della maggioranza politica in Regione. L’esponente della minoranza ha quindi criticato non solo per la spesa («sei milioni di euro in tempi di pandemia e crisi economica») ma anche la priorità attribuita alla discussione del provvedimento: «Nonostante i ritardi della campagna vaccinale, la crisi sanitaria in atto e l’incertezza dei ristori per le imprese». A giudizio di Piero Comandini, la proposta legislativa non fa intravedere «alcuna modifica strutturale all’interno della macchina amministrativa» mentre «è chiara la scelta di attribuire una funzione di controllo stringente alla presidenza della Regione, con conseguenti rischi per l’autonomia del nostro apparato amministrativo».
Alessandro Solinas (M5S), ha definito la legge “uno smacco ai giovani” ed ha lamentato “l’assenza di meritocrazia” denunciando la conseguente “mancanza di fiducia dei giovani nella politica sarda”. «Questa proposta di legge – ha insistito il consigliere della minoranza – è vergogna per i suoi contenuti e anche per il modo con cui la maggioranza “vende” il provvedimento». A giudizio di Alessandro Solinas, le norme disegnano «una piramide del potere con al vertice il presidente della Regione che come un sovrano controlla le scelte politiche e quelle amministrative». «Un accentramento totale – ha proseguito l’onorevole 5 Stelle – ed un piano diabolico che appesantisce l’amministrazione regionale con centinaia di nomine fiduciarie e milioni di euro di spesa». «Perché non fate i concorsi? – ha concluso Alessandro Solinas – perché non fate nuove assunzioni?».
L’appello di Maria Laura Orrù (Progressisti) non lascia spazio alle interpretazioni: «Il presidente ritiri il disegno di legge 107 e i consiglieri riflettano sugli effetti che la sua approvazione potrebbe produrre sulla tenuta democratica della stessa assemblea sarda». L’esponete della minoranza, insieme con le critiche alla proposta legislativa, ha denunciato “l’esagerato dispendio di risorse per un provvedimento che non è una priorità né della politica, né dei cittadini sardi” ed ha quindi ipotizzato «una serie di previsioni normative in contrasto con i principi dell’organizzazione amministrativa”.
«Il Dl – ha aggiunto Maria Laura Orrù – aumenta il distacco tra la Giunta ed il Consiglio regionale e prevede, tra le altre, l’istituzione di un comitato per la legislazione alle dipendenze della presidenza della Regione, mentre in Consiglio, organo legislativo del nostro ordinamento, è stato smantellato e mai ricostituito l’ufficio studi e ricerche.»
«Una legge immorale – ha attaccato Laura Caddeo (Progressisti) – perché chi la sostiene viene meno al patto di rappresentare gli interessi dei cittadini sardi.»
«Vengono sottratti sei milioni e mezzo di euro – ha proseguito l’esponente del centrosinistra – mentre i risultati attesi dall’approvazione del disegno di legge 107 possono definirsi irrilevanti in quanto non miglioreranno l’efficacia dell’amministrazione regionale». «Una legge immorale e anche inutile – ha incalzato Laura Caddeo – il cui scopo è solo quello di accentrare nella figura del presidente della Regione il massimo del potere possibile, ed è anche per queste ragioni che auspico il ritiro della proposta legislativa».
Massimo Zedda (Progressisti) ha evidenziato l’esclusiva partecipazione al dibattito dei consiglieri dell’opposizione ed ha posto una serie di quesiti per evidenziare l’inopportunità del provvedimento «che – così ha affermato – dubito sia stato scritto dagli uffici degli assessorati, considerata la poca conoscenza che si dimostra delle norme che stanno alla base dell’ordinamento regionale». «La legge – ha spiegato l’esponente della minoranza – serve soltanto a soddisfare appetiti inimmaginabili di poltrone e incarichi di sottogoverno». «Nella prima stesura del testo – ha proseguito Massimo Zedda – si prevedeva un compenso per il segretario generale che superava di 40mila euro lo stipendio del presidente della Repubblica». Il consigliere dei Progressisti ha quindi affermato che «il Dl 107 incide sul bilanciamento dei poteri all’interno della Regione (Consiglio, presidente, giunta)» e che dunque servirebbe intervenire con una modifica della legge statutaria. «La legge – ha concluso Massimo Zedda – non rispetta i principi di contrazione e risparmio della spesa pubblica e punta ad inserire nella pubblica amministrazione “amici e amici degli amici” e “conoscenti senza conoscenze».
Dopo l’on. Massimo Zedda ha preso la parola l’on. Valter Piscedda (Pd), che ha esordito così: «Voi parlate di riorganizzazione delle funzioni macro amministrative e state mettendo mano alle leggi convinto che mettendo in mano qualche yesmen le cose funzioneranno meglio. Ma davvero pensate che basti qualche persona di fiducia ad evitare l’impegnativa delle vostre leggi? Pensate davvero che servano yesmen per realizzare cose che sono intrinsecamente non realizzabili? Non è un problema della macchina ma dell’autista e gli autisti siete voi. Siete voi che sbandate e fate pagare le conseguenze ai sardi. Il fatto che noi del Pd non urliamo non vuol dire che non siamo assolutamente contrari a questa proposta di legge. Vi siete centuplicati le nomine nelle Asl e ancora non avete lasciato i commissari. Ma dove volete ancora? La barca affonda e voi state a qui a fare questo tipo di leggi. Ritiratela e fate meglio».
Sempre dai banchi dell’opposizione l’on. Gianfranco Satta (Progressisti) ha detto che «in altri tempi sarebbero bastati gli interventi che mi hanno preceduto per rispedire al mittente questa proposta di legge, che per forma, merito e tempo si caratterizza da sola». Per l’oratore «la priorità di quest’aula non sono certo i comuni, gli enti partecipati in difficoltà nel pagare indennizzi e contributi ma la costituzione del super staff del presidente, fatto di cortigiani con limitata esperienza. Una scelta del tutto fuori luogo nei giorni in cui la popolazione lotta contro gli effetti della pandemia».
Per il Pd l’on. Giuseppe Meloni ha detto: «Questa legislatura non è mai iniziata, possiamo tranquillamente dirlo. Avete fatto il piano casa, la legge sulle province e, infine, questo disegno di legge 107 tanto caro al presidente della Regione. Ma c’è ben altro di cui dobbiamo occuparci, di vaccini prima di tutto. Altro che nomine visto che avete impiegato tre mesi a fare la giunta e quattro mesi a sostituire il compianto assessore Roberto Frongia. Sei milioni di euro per il nulla, per provare a mantenere il consenso: questo volete spendere con questa legge, per il nulla».
Di «una legge partorita da una montagna di discorsi» ha parlato l’on. Roberto Deriu (Pd). Che ha aggiunto: «Non so se sia un topolino ma è un roditore di certo. E rode il rapporto di fiducia tra cittadini e politica e dentro la burocrazia. Bastava invece un solo articolo, l’articolo 7 e il solo comma 4. Bastava consentire il solo staff tecnico per il presidente della Regione. Invece questa legge contiene numerosi meccanismi di moltiplicazione, come quelli del comma 7 dell’articolo 7 e dell’articolo 3. Ci siamo stancati di criticare un testo compilato dalla maggioranza sotto dettatura: è una legge fuori tempo. Dopo i primi sei mesi è inutile tentare riforme di struttura. Volete tirare quattro paghe per il lesso di fine mandato, questa riforma nasce con i tromboni e finirà con gli sghignazzi».
A seguire l’on. Salvatore Corrias (Pd): «Questa riforma non è né indispensabile né complessa, come dite voi. Ma cosa vi è venuto in mente di fare una legge del genere in un momento così difficile per le imprese ma anche per la struttura amministrativa della Regione? Preoccupatevi di usare meglio i soldi, altro che, e di attivare nuovi concorsi pubblici anche per i dirigenti».
Sempre dall’opposizione l’on, Eugenio Lai (Leu) ha detto che «è davvero difficile non essere populisti davanti a questa proposta. Altro che la questione morale di Berlinguer: qui state mettendo in piedi una macchina amministrativa sotto il controllo del presidente della Regione. Uffici inutili ma utili per gli esperti e i consulenti che volete nominare, per autisti che guadagneranno 60 mila euro. E così via».
Il consigliere Stefano Tunis (Misto), relatore di maggioranza, ha parlato di un dibattito che, al di là della “necessaria retorica” ha fornito al Consiglio elementi essere utili a migliorare la legge. Qui, ha sottolineato, non sono in discussione principi condivisi come reclutamento, concorsi e meritocrazia perché la riforma non aumenta la struttura della Regione ma interviene sulla governance, fa un altro “mestiere”, elimina alla radice il sospetto di “scorciatoie” per dilatare a dismisura il numero dei dipendenti regionali. Si parla di altro, ha insistito Stefano Tunis, di come rendere efficiente la struttura amministrativa che oggettivamente richiede profondi interventi, perché oggi come oggi, ad esempio, nessun direttore generale ha il compito di coordinare le altre direzioni, un problema che nella legislatura precedente cercò di risolvere l’assessore Demuro istituendo la conferenza dei direttori generali che però non si è mai riunita. Soffermandosi poi sull’istituzione dei dipartimenti, l’esponente della maggioranza ha chiarito che le nuove strutture avranno il compito di “aggredire” una forma della Regione obsoleta che risale ad un periodo in cui non c’era elezione diretta, un cambiamento che invece richiede non solo un riequilibrio dei poteri ma, soprattutto, la disponibilità di tutti gli strumenti per attuare concretamente l’azione di governo. Quanto ai costi, ha detto, infine, Stefano Tunis, è l’inefficienza che costa moltissimo soprattutto mentre ci prepariamo ad un programma complesso come il Recovery, per cui occorre superare i toni della polemica ed entrare davvero nel merito, un terreno sul quale la maggioranza sarà sempre disponibile al confronto.
Ha riassunto la presidenza dell’Assemblea il presidente Michele Pais che, constatata la mancanza di altri iscritti a parlare, ha aggiornato la seduta alle 16.30 per gli interventi dei capigruppo.