In un periodo come questo estremamente nefasto del Coronavirus che ha causato tanti lutti, in questo frangente noi tutti siamo per così dire impauriti e sgomenti dove non esistono più certezze, forse una mano d’aiuto, uno spiraglio, potrebbe esserci d’aiuto una breve lettura di questo breve saggio estrapolato dallo scrittore filosofo tedesco Eckhart Tolle.
In una notte del 1977, a 29 anni, dopo un lungo periodo di depressione che lo aveva portato quasi sull’orlo del suicidio, si svegliò in preda a un attacco di ansia e ad una pena «quasi insopportabile».
Si disse:
«Non potevo più vivere con me stesso.
E in questo sorse una domanda: chi è questo io che non può vivere con sé? Cos’è il sé? Mi sentii attirato dentro il vuoto.
Non sapevo allora che ciò che stava accadendo era che la mente, con la sua pesantezza, i suoi problemi, che vive tra un passato insoddisfacente ed un futuro pieno di paure, era crollata.
Si era dissolta.
Il giorno dopo mi svegliai e regnava una grande pace.
C’era pace, perché non c’era un io.
Solo un senso di presenza o di essere, solo un osservare e guardare».
Dopo si sentì in pace in qualsiasi situazione. Per tanto tempo rimase senza lavoro, senza casa, e quasi senza cibo, ma restava in uno stato di gioia incomprensibile.
Dopo qualche anno iniziò a lavorare come maestro spirituale.
Il suo libro più famoso: “Il potere di adesso”.
Armando Cusa