Tra il 2016 e il 2020 la disponibilità di credito per le imprese sarde si è ridotta in maniera vertiginosa (oltre 2,7 miliardi su un volume complessivo di 9,35 miliardi di euro). Solo a partire dalla seconda metà dello scorso anno i prestiti hanno avuto un nuovo incremento (+3%), ma solo per le piccole imprese isolane (grazie alle misure previste dal Governo), a fronte di un’ulteriore riduzione del 2% dei finanziamenti alle aziende più strutturate. È quanto si evince dall’ultimo dossier del Centro studi della Cna Sardegna sull’andamento dei prestiti nell’isola che segna, nel 2020, una stagnazione dell’0,4% del credito nell’isola rispetto al 2019. Un dato molto preoccupante in quanto, in base all’ultima rilevazione dell’Istat, nonostante le agevolazioni messe in campo dal Governo nazionale ben il 40% delle imprese sarde si aspetta per l’anno in corso gravi problemi di liquidità (una delle percentuali più alte in Italia, seconda solo a quella registrata in Calabria).
«La ricerca mostra un impatto positivo delle misure di sostegno contro gli effetti della pandemia attraverso le garanzie statali per la concessione di prestiti, di cui risultano beneficiarie anche le imprese di più piccole dimensioni – evidenziano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -. Il protrarsi degli effetti della pandemia e delle restrizioni sulle attività economiche pone il problema della sostenibilità e della continuità aziendale che in assenza di una proroga delle garanzie e delle moratorie, di una nuova iniezione di liquidità e di un allungamento dei termini di restituzione dei debiti contratti, produrrà l’uscita dal mercato di migliaia di imprese; E’ necessario che la Regione, istituisca un fondo apposito dedicato a finanziare con interventi di piccolo taglio (fascia entro 50mila euro) i bisogni di liquidità delle migliaia di imprese sarde che non trovano risposta nel Fondo Emergenza Imprese, configurato per un target di impresa di grande dimensione.»