Eccoci, siamo tutti qui a ringraziare GESÙ il RISORTO, finalmente possiamo gioire.
Adesso è PASQUA!
Diversi sono stati i momenti che abbiamo vissuto oggi.
In attesa della veglia Pasquale che avrebbe officiato SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO, oggi per santificare questa giornata c’è stato un avvenimento veramente speciale e commovente.
L’ostensione della sacra Sindone, il telo, anzi il sudario che secondo la tradizione ha avvolto il corpo di CRISTO.
È stato un avvenimento speciale ed unico, che non era mai accaduto prima.
Tutti eravamo lì, inginocchiati, miseri, smarriti, tutti raccolti in preghiera per rinnovare il nostro credo e nel chiedere ardentemente la grazia affinché il DIO Pantocratore allontani definitivamente questo virus (Coronavirus)e che mai più lacrime vengano versate, ma una preghiera universale perché ritorni la serenità ed il ritorno alla vita.
In questa preghiera corale alto e forte si è levato il pensiero concreto e fattivo verso i Santi Eroi, medici, infermieri, volontari e forze dell’ordine.
A loro il giusto riconoscimento per tutto quello che hanno fatto e che stanno facendo.
Bellissimo è stato anche il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha espresso il suo personale ringraziamento rivolto a tutte quelli che hanno prestato la loro opera al servizio dei malati, ma anche un pensiero rivolto in modo sommesso a tutte le persone che sono state private dei loro cari, alle quali non è stato possibile dare conforto e un gesto d’amore e d’affetto.
Ancora oggi il puntuale bollettino della Protezione civile non ha dato adito ad ottimismo ed altri numeri di persone decedute sono stati forniti, quasi come se ormai fosse una cosa naturale.
No, non è una cosa che possiamo accettare passivamente anche se, purtroppo, la realtà è dura e drammatica, ma a questo va, purtroppo, aggiunto con un velo di disappunto, l’atteggiamento di tantissime persone, che noncuranti delle disposizioni governative, hanno ben pensato di evacuare la città (Roma) per raggiungere le località balneari o di villeggiatura, senza riflettere sulla situazione di estrema precarietà in cui ci troviamo.
Ma allora, dov’è finita la tanto esasperata vicinanza a suon di musica, di applausi, verso coloro i quali stanno lottando incessantemente senza risparmiarsi e rischiando in prima persona la vita?
Credo, che a questo punto, sia necessaria una giusta e doverosa riflessione, volta ad un rispetto verso chi si sta sacrificando per tutti noi.
Armando Cusa