«A conclusione di questo mio quarto anno alla guida della Torres e in vista di un imminente e necessaria programmazione per la prossima stagione sportiva desidero fare chiarezza sulla mia posizione in merito al futuro della Torres. Questa avventura non è stata sostenuta da tutti ed è stato chiaro sin da subito, anche all’indomani della vittoria del campionato di Eccellenza. E ciò è stato un fattore di distorsione che è proseguito.»
Inizia così una dura nota firmata dal presidente della Torres, Salvatore Sechi, che aggiunge: «La Torres ha sempre rappresentato un motivo di discussione e divisione, favorito da chi ha voluto, scientemente, giorno dopo giorno, con attacchi personali, illazioni, menzogne e cattiverie gratuite, separare in fazioni il mondo dei tifosi. Su questo aspetto credo che più di qualcuno debba farsi un esame di coscienza e io devo sottolinearlo, perché tanta responsabilità, anche di ciò che sono stati questi anni, è di chi ha avvelenato i pozzi in questa città, allontanando anche tanti imprenditori che avrebbero potuto contribuire a far crescere questo progetto».
«Mai nella storia della Torres – queste ancora le sue parole – un presidente, un imprenditore sassarese, è stato osteggiato, attaccato sul piano personale, con vigliaccheria, con scritte sui muri, con volgarità, con una cattiveria inaudita, tanto quanto sono stato io in questi quattro anni e non sono più disposto a fronteggiare questa ondata di odio che non è motivata solo da risultati sportivi ma da interessi esterni sul mondo Torres su cui, con coscienza, ho sempre vigilato. Oggi sono pronto a farmi da parte e sono disponibile ad esaminare le progettualità tecnico finanziarie degli imprenditori, spero sassaresi, ma non solo, che vorranno avvicinarsi per discutere di futuro, che vorranno acquisire la Torres come proprietà e presidenza e che avranno la volontà di avviare un nuovo percorso.»
«È arrivato il momento che la Torres sia protagonista per puntare a un campionato di vertice per la prossima stagione, cosa non più procrastinabile, sempre rispettando il crono programma di tutte le attività di ricondizionamento previste per le strutture sportive a disposizione della Torres – sottolinea Salvatore Sechi -. Sottolineo questo aspetto perché se oggi la Torres ha una casa, il Vanni Sanna, è perché ci sono state garanzie da parte del sottoscritto che devono essere rispettate anche in futuro da chi arriverà. Ho sempre detto di avere, da tifoso prima ancora che da imprenditore, il sogno, legittimo, di riportare la Torres nei campionati professionistici. Questo deve essere l’obiettivo unico, con o senza di me, e ne sento talmente forte la responsabilità che non lascerò nulla di intentato perché questo si realizzi. Per questo vorrò conoscere progetti e potenzialità di chi vorrà farsi avanti, non a parole, ma con fatti concreti. Nel mentre io sto lavorando perché tutte le scadenze siano rispettate e perché proseguano i lavori iniziati allo stadio. Sono stato accusato di aver osteggiato i grandi progetti per la Torres, ora è arrivato il momento perché queste promesse, fatte da qualcuno alla tifoseria, possano trovare compimento. Valuterò, pertanto, come precondizione la solidità economica di chi vorrà farsi avanti sia in relazione all’eventuale acquisizione della società e sia per quanto concerne gli obiettivi ed i progetti sportivi.»
«Ho preso la società – conclude Salvatore Sechi – quando i giocatori stavano in mezzo alla strada, la situazione sembrava irrecuperabile e nessuno voleva sporcarsi le mani; al di là degli sviluppi futuri, non la lascerò mai dove l’ho trovata ma oggi dico basta. Lascio una società sana, con tanti progetti in cantiere e che, in tutta Italia, tutti guardano con rispetto. La mia speranza è che in futuro si mettano da parte le divisioni, le ostilità, gli attacchi personali, pesanti e subdoli, che hanno caratterizzato questi miei quattro anni di mandato. Senza questa condizione qualsiasi progetto, anche il più ambizioso, è destinato a lottare contro un vento contrario, ciò che ho subito io, e non è quello che voglio augurare alla Torres che verrà.»
Antonio Caria