Le parole chiave sono “centralità delle zone interne”, “parità di diritti e pari opportunità di sviluppo”, “alleanza tra città e paesi” ed una “forte mobilitazione”. Mentre la società civile appare sempre più frammentata e conflittuale, il mondo dell’associazionismo sardo si riunisce per la prima volta attorno ad un progetto fondamentale per il futuro della Sardegna: restituire voce al cuore dell’isola e riportare nell’agenda operativa il drammatico tema dello spopolamento. Un tema inquadrato come “la vera questione sarda”.
La “Rete delle Associazioni – Comunità per lo sviluppo” ci aveva provato il 21 marzo del 2020 a Macomer e poi il 19 settembre a Sorradile, senza riuscirvi a causa della pandemia. Quindi il 26 giugno scorso trentasette associazioni tra le più importanti e rappresentative della Sardegna si sono date appuntamento nel parco di Badde Salighes a Bolotana per suggellare una solida alleanza con l’obiettivo di stimolare e motivare la politica, i cittadini e le imprese a trovare le soluzioni e a realizzare le riforme per l’inversione di rotta.
Un momento storico. L’incontro – realizzato in collaborazione con l’associazione Badde Salighes 1879, che ha curato l’accoglienza e la logistica – è stato caratterizzato da una forte partecipazione di rappresentanze associazionistiche, soprattutto di giovani, per una data definita storica dal presidente protempore Fausto Mura: «È un fatto storico, politico e culturale di enorme rilevanza per tutta la Sardegna – ha affermato Fausto Mura – forse il fatto politico più importante nella storia dell’autonomia dopo i tempi dei Piani di Rinascita».
Non a caso si è parlato di zone interne come “meridione” dell’isola e di “diritti negati” per chi abita questi territori, in riferimento alla salute, all’istruzione e la formazione, la mobilità e il soprattutto il lavoro per i giovani (3.500 sono emigrati solo nel 2018).
Tra gli obiettivi principali da perseguire ci sono la fiscalità di vantaggio e la zona franca rurale, l’abbattimento della burocrazia, l’introduzione di reti a banda larga e la connettività, il piano casa e il recupero degli edifici disabitati.
Mobilitazione. L’idea è quella di attivare attorno a queste problematiche una grande mobilitazione culturale, politica e sociale, in primis di cittadini e di comunità e quindi del mondo accademico e del sistema delle imprese. “L’alleanza tra città e paesi” sarà fondamentale affinché il modello urbano e quello rurale possano integrarsi per una crescita coordinata di tutta l’isola.
Dopo la fase introduttiva, l’incontro ha visto intervenire un gran numero di rappresentanti di associazioni provenienti da tutta la Sardegna. Tra queste anche l’Anci, che è entrata ufficialmente a far parte del ricco parterre della rete. L’appuntamento è stato occasione per costituire gruppi di lavoro allo scopo di aggiornarne il Manifesto, anche alla luce delle nuove realtà e degli imponenti flussi finanziari che saranno disponibili attraverso il Recovery fund e gli altri fondi europei.
Prossimi appuntamenti. La Rete che nasce come “movimento di popolo” resta così un cantiere aperto senza colore politico, impegnato però a fare politica affrontando i problemi reali della società. Lo scopo è quello di costruire una Sardegna sostenibile da un punto di vista sociale, ambientale, economico ed intergenerazionale nella prospettiva della transizione digitale e green.
La scadenza degli obiettivi futuri è prefissata a tre e sei mesi, periodo in cui la Rete delle Associazioni dovrà manifestare le proprie progettualità e quindi, entro la fine dell’anno, pianificare un grande evento il cui titolo, “Riabitare la Sardegna”, è esplicativo dei propositi intrapresi.