Con il romanzo “Il trapezista fiducioso”, pubblicato da Armando Editore, l’attore e regista teatrale Mario Faticoni ha vinto il premio letterario internazionale Emily Dickinson, giunto alla 25ª edizione. Ieri a Napoli, nella suggestiva cornice di Castel Sant’Elmo, si è tenuta la cerimonia di premiazione, durante la quale la giuria ha conferito a Mario Faticoni il prestigioso riconoscimento come autore del miglior romanzo edito.
Nato a Verona ma a Cagliari fin da giovanissimo, città dove è stato protagonista della nascita del movimento teatrale moderno in Sardegna, Faticoni con “Il trapezista fiducioso” si racconta in un’autobiografia in cui il protagonista, Andrea Carteri, attore di successo, ormai ottantenne decide di sparire, ma prima di far perdere le proprie tracce lascia a Pasqualino, un amico archivista in pensione, i documenti che ha raccolto nel corso della sua vita privata e della sua carriera.
L’anziano archivista viene contattato dal Comune che vuole tributare all’attore un’onorificenza e da un editore che ne vuole pubblicare una biografia. All’uomo non resta, una volta riordinate le carte, che cercare testimonianze dirette da parte di chi aveva conosciuto il protagonista, ricostruendone la vicenda personale. Sullo sfondo il quartiere cagliaritano di Stampace dove Andrea ha lavorato, la città e la mentalità contraddittoria dei suoi abitanti.
Con questo originale espediente narrativo, “Il trapezista fiducioso” diventa lo strumento con il quale Faticoni racconta la complessità della vita di un attore. La solitudine in cui il contesto cittadino lo ha relegato, ma anche la sconfinata creatività e la volontà instancabile di promuovere l’attività teatrale. Riuscendo al contempo a rappresentare lo scenario culturale e politico in cui vive.
«Lo scrittore diventa semplicemente un evocatore. Non scrive ma è scritto – spiega Mario Faticoni – così come Carmelo Bene non recitava ma veniva recitato. Scrivere bene è fare musica. L’intensità sveglia la musica interiore, che rimane muta se non agitiamo fino a farlo suonare lo stupefacente strumento che è il corpo umano.»
Questa la motivazione con cui la giuria ha assegnato a Mario Faticoni ex aequo, il primo premio: «La giuria all’unanimità attribuisce il primo premio ex equo per la forma intellegibilmente fluida per il vocabolario attento pertinente ora colto ora colloquiale per il contenuto ricco di sfaccettature che attraverso la vite del protagonista, mette in evidenza avvalendosi anche di metafore efficaci le manchevolezze di una società ormai allo stremo sotto il profilo artistico e culturale. Il testo, infatti, pur essendo stato scritto prima della pandemia sembra essere in armonica sintonia con le problematiche dei nostri giorni per le difficoltà con cui fanno i conti la scuola, il teatro l’arte in genere».