«La Sardegna si trova attualmente sprovvista di un centro di medicina subacquea ed iperbarica pienamente operativo e capace di gestire le emergenze/urgenze 24 ore su 24: «In particolare all’inizio della stagione estiva è urgente che la Regione si attivi per garantire interventi che spesso richiedono carattere di urgenza. Vale per l’incremento dell’attività subacquea legata all’arrivo di turisti, per i professionisti delle immersioni ma anche e soprattutto per la cura delle diverse patologie che necessitano dell’ossigenoterapia.»
Lo sottolinea la consigliera regionale dei Progressisti, Maria Laura Orrù che aggiunge: «Sino a marzo 2021 il centro di medicina iperbarica dell’ospedale Marino di Cagliari è stato l’unico centro di 2° livello, capace di farsi carico per anni delle principali urgenze iperbariche di tutta la regione: il centro ha poi subito un ridimensionamento del personale, con uno staff composto ora da 6 medici anestesisti rianimatori, compreso il responsabile, di cui solo 5 dotati dell’abilitazione a operare in ambiente iperbarico, ed è sprovvisto del servizio di pronto soccorso e accettazione, del reparto di chirurgia, del reparto di terapia intensiva e del servizio di laboratorio operativo in maniera continua. Attualmente il personale opera solo per la copertura ambulatoriale del servizio di medicina iperbarica e delle urgenze intraospedaliere.»
A suo modo di vedere: «Perché un centro di medicina iperbarica e subacquea possa essere considerato di secondo livello, sono indispensabili caratteristiche precise. È necessario che collabori direttamente con il laboratorio analisi, con la diagnostica per immagini, con il servizio trasfusionale, la sala operatoria e l’equipe chirurgica. Deve essere collocato in prossimità del reparto di rianimazione e terapia intensiva o, in alternativa, essere attrezzato per una assistenza intensiva al paziente critico. La presenza di una seconda camera iperbarica da dedicare esclusivamente alle emergenze è fondamentale, mentre l’equipe deve essere formata da un responsabile specialista in anestesia e rianimazione a indirizzo iperbarico e da collaboratori anestesisti rianimatori specialisti».
«Oltre al centro dell’ospedale Marino – conclude Maria Laura Orrù -, esistono in Sardegna un altro centro iperbarico regionale e uno privato, anche questi soggetti a grandi limitazioni e criticità: uno è il centro dell’ospedale Merlo a La Maddalena, che ormai da anni non è in grado di fornire un’adeguata assistenza alle maggiori emergenze/urgenze che si riversano a Cagliari tramite elisoccorso, quando possibile, o tramite trasporto su gomma che comporta un trasferimento lungo diverse ore con conseguente potenziale aggravamento della patologia in atto; l’altro è il centro iperbarico sassarese, a Platamona, l’unico centro privato regionale autorizzato a praticare le terapie in convenzione, che per le sue caratteristiche opera esclusivamente su base ambulatoriale e non può fornire prestazioni in regime di emergenza/urgenza.»
Lo sottolinea la consigliera regionale dei Progressisti, Maria Laura Orrù che aggiunge: «Sino a marzo 2021 il centro di medicina iperbarica dell’ospedale Marino di Cagliari è stato l’unico centro di 2° livello, capace di farsi carico per anni delle principali urgenze iperbariche di tutta la regione: il centro ha poi subito un ridimensionamento del personale, con uno staff composto ora da 6 medici anestesisti rianimatori, compreso il responsabile, di cui solo 5 dotati dell’abilitazione a operare in ambiente iperbarico, ed è sprovvisto del servizio di pronto soccorso e accettazione, del reparto di chirurgia, del reparto di terapia intensiva e del servizio di laboratorio operativo in maniera continua. Attualmente il personale opera solo per la copertura ambulatoriale del servizio di medicina iperbarica e delle urgenze intraospedaliere.»
A suo modo di vedere: «Perché un centro di medicina iperbarica e subacquea possa essere considerato di secondo livello, sono indispensabili caratteristiche precise. È necessario che collabori direttamente con il laboratorio analisi, con la diagnostica per immagini, con il servizio trasfusionale, la sala operatoria e l’equipe chirurgica. Deve essere collocato in prossimità del reparto di rianimazione e terapia intensiva o, in alternativa, essere attrezzato per una assistenza intensiva al paziente critico. La presenza di una seconda camera iperbarica da dedicare esclusivamente alle emergenze è fondamentale, mentre l’equipe deve essere formata da un responsabile specialista in anestesia e rianimazione a indirizzo iperbarico e da collaboratori anestesisti rianimatori specialisti».
«Oltre al centro dell’ospedale Marino – conclude Maria Laura Orrù -, esistono in Sardegna un altro centro iperbarico regionale e uno privato, anche questi soggetti a grandi limitazioni e criticità: uno è il centro dell’ospedale Merlo a La Maddalena, che ormai da anni non è in grado di fornire un’adeguata assistenza alle maggiori emergenze/urgenze che si riversano a Cagliari tramite elisoccorso, quando possibile, o tramite trasporto su gomma che comporta un trasferimento lungo diverse ore con conseguente potenziale aggravamento della patologia in atto; l’altro è il centro iperbarico sassarese, a Platamona, l’unico centro privato regionale autorizzato a praticare le terapie in convenzione, che per le sue caratteristiche opera esclusivamente su base ambulatoriale e non può fornire prestazioni in regime di emergenza/urgenza.»
Antonio Caria