Dal 2 al 7 agosto Mamoiada, Orani, Orgosolo e Ottana ospiteranno il festival ‘Abitare Connessioni’, progetto vincitore del bando del Ministero della Cultura ‘Borghi in festival’, l’unica proposta proveniente dalla Sardegna scelta, con altre 7, tra centinaia sul panorama nazionale.
‘Abitare Connessioni’, il cui programma è stato illustrato questa mattina a Cagliari nella sede della Fondazione di Sardegna, nasce da un’idea dello Spin off universitario Sardarch – Matteo Lecis Cocco Ortu, Nicolò Fenu – con Enrica Puggioni e con la direzione artistica di Maria Paola Zedda.
Con le amministrazioni comunali di Orani, Mamoiada, Orgosolo ed Ottana è stata costruita una trama, un percorso che mette insieme tradizione e contemporaneità, tradizioni locali ed esperienze d’oltremare, formazione e confronto, economia e cultura, artigianato ed enogastronomia locale.
‘Abitare Connessioni’ è ispirato alla lezione di Costantino Nivola e alla trama verde del pergolato che intreccia i fili e i legami delle comunità. Per questo il Festival, è pensato come un “intervento totale” che contribuisce a rifondare lo spazio pubblico, tessere relazioni, dipanare conflitti e trasformare i rapporti tra le persone, riportando le comunità in piazza, tra le strade, negli angoli nascosti tra le curve di intricate viuzze nelle quali si affacciano le tipiche abitazioni in granito e pietra, sulle scalinate delle chiese e lungo suggestivi itinerari immersi in un paesaggio aspro, selvaggio e pittoresco.
Sardarch. «Il lavoro di ricerca e azione che abbiamo sperimentato in questi anni con Sardarch nelle aree interne di concretizza in una settimana di connessioni tra comunità, tra i quattro paesi partner del progetto – ha spiegato Matteo Lecis Cocco Ortu (Sardarch) -. Ogni giorno avremo percorsi di formazione, riservati a giovani dei territori e ai giovani delle aree degli altri festival vincitori, con l’obiettivo di creare una rete di ‘agenti di cambiamento’. Ci saranno momenti di dibattito pubblico che animeranno le piazze dei borghi per invitare le comunità a partecipare attivamente alla riprogrammazione dei loro luoghi di vita e di lavoro. E poi avremo tanti eventi culturali, che spazieranno dalle Officine Comunitarie, dedicate alle tradizioni locali, alla sezione Suoni in Barbagia a cura della Fondazione Teatro Lirico, fino al ricco programma di arte pubblica curato con la Fondazione Nivola a Orani ed il Museo delle Maschere a Mamoiada. La sera, infatti, Orani, Mamoiada, Ottana e Orgosolo saranno letteralmente invasi dalle esperienze artistiche di Andreco a Ottana, Mara Cassiani a Mamoiada, Claudia Losi a Orgosolo, Cristian Chironi, Enzo Cosimi, Gianmarco Porru e Fabio Saiu a Orani, mentre Aereocene di Tomas Saraceno disegnerà le vie di connessione tra i paesi. Gli artisti co-produrranno le loro opere insieme a performer, musicisti, danzatori, video maker cittadine e cittadini per poi lasciare spazio a una grande festa comunitaria finale”.
Per il sindaco di Orani, Antonio Fadda, presente alla conferenza stampa insieme con i colleghi Luciano Barone (Mamoiada) e Franco Saba (Ottana), «il Festival dei Borghi sarà una settimana densa di eventi che animeranno i nostri paesi, pronti per accogliere turisti e visitatori. Per il mio Comune è motivo di orgoglio e soddisfazione, il riconoscimento del percorso di rigenerazione urbana che abbiamo avviato negli ultimi anni, in particolare con il progetto Pergola Village, che sulla visione di Costantino Nivola mira a rilanciare il nostro centro storico, rendendolo bello, accogliente ed identitario.»
«Immagino il festival come un ecosistema, un moltiplicarsi di connessioni attraverso cui ripensare il mondo e le forme dell’abitare, riscrivere coralmente, a partire dai passaggi degli artisti e dal loro incontro con le culture dei territori, nuove politiche di coesistenza, interrogando insieme il presente, il futuro, la storia, attivando dialoghi interspecie – così la direttrice artistica del Festival, Maria Paola Zedda – La programmazione sarà articolata secondo pratiche situate, legate alla singolarità dei contesti, e cucite tra loro secondo una struttura nomadica e itinerante. È un invito all’attraversamento, a percorrere paesaggi, storie, narrazioni con una vocazione interdisciplinare vibrante in cui si affiancano alla ricerca artistica e performativa questioni vitali, visioni del futuro, strategie di sopravvivenza in un pianeta infetto. Sarà – conclude Maria Paola Zedda – una grande festa di comunità per uscire insieme da una lunga notte, per riprendere il respiro dopo l’apnea di questi mesi, ascoltare canti silenti che emergono dai graniti, dalle foreste, dalle rocce, dalle acque, e ritrovare collettivamente attraverso il ritorno dei corpi sulla scena nuove forme di lotta, di gioia e di preghiera.»