L’archeologia sarda sogna l’Unesco. Un obiettivo che sembra sempre più a portata di mano. Ma necessità di tanto lavoro, risorse e sinergia tra le professionalità che si spendono convintamente per portare l’iter a buon fine, per un ritorno che in termini di promozione dell’isola potrebbe davvero fare la differenza.
Una grande opportunità non priva di problematiche, che alcuni tra i massimi esperti del settore hanno messo sul piatto della bilancia offerto dal palcoscenico del festival letterario “Mediterranea” di Alghero, curato dall’AES, in collaborazione con Carlo Delfino e Condaghes. Un incontro nel quale Giuseppa Tanda, Marco Di Gangi, Bruno Billeci e Giorgio Murru hanno presentato il delicatissimo percorso intrapreso, incalzati dalle domande del giornalista Beppe Boni, condirettore del Resto del Carlino.
Il percorso porterà, si spera entro un anno, a presentare il dossier completo per riconoscere come patrimonio dell’umanità Unesco trentacinque siti preistorici sardi, altamente rappresentativi delle varie categorie di monumenti. Non solo domus de janas, ha spiegato l’archeologa Giuseppa Tanda, che coordina i lavori. L’iniziativa gode dell’appoggio di una rete di sessantatré comuni, con capofila Alghero, che come ha affermato l’assessore alla Cultura Marco Di Gangi, mentre il Soprintendente per le Province di Sassari e Nuoro, Bruno Billeci, le opportunità devono essere paritetiche anche per tutti i siti che non godono dei riflettori. L’idea di fare sistema riguarda anche i Musei. Un esempio di successo è quello di Laconi sulla statuaria preistorica della Sardegna, illustrato dal direttore Giorgio Murru, che è riuscito a creare una rete di tredici comuni nazionali di cui Laconi è capofila.
A introdurre temi di così alto spessore è stata la presentazione del fascinoso volume “Janas. S’Incantu” (Alfa Editrice) dedicato alle mitiche fate che popolavano le “case” scavate nelle rocce. Un libro graziosamente illustrato, nato dall’idea dell’autrice Sabrina Barlini di tramandare ai piccoli e non solo il ricordo di questi esseri mitici, ereditati dalla nostra tradizione culturale. Il lavoro ha coinvolto il paese di Sorradile, sia per l’esistenza di bellissime domus de janas, sia per la presenza di numerosi centenari, che rappresentano il simbolo della memoria per eccellenza.
Il risultato di questa sfida, ha spiegato l’autrice assieme all’archeologa Pierangela De Frassu, è stato quello di recuperare la giusta proporzione tra il sogno e la realtà. La voce seducente di Isella Orchis ha dato corpo alle suggestive letture accompagnate dalle note della chitarra di Alberto Balia, dando colori a un sentimento che investe tutta la natura. Un richiamo a un tempo in cui con la natura si viveva in armonia, e quindi un invito ai bambini a trattare la natura con rispetto.
Grande successo a fine serata per il concerto “Migrans” di Gavino Murgia e Marcello Peghin, che tra gli applausi di un pubblico numeroso hanno saputo coniugare esperienze musicali, sonorità mediterranee, note classiche e fraseggi jazz dai quali è emersa una spiccata impronta sarda del tutto originale. Il forte affiatamento tra i musicisti ha liberato le note di un repertorio policromo, un mix strumentale perfettamente integrato tra la chitarra di Peghin e il sax di Murgia, il quale è riuscito ad amalgamare al contesto timbri vocali ereditati dalla tradizione dei tenores, per un effetto musicale dalla grande forza evocativa.