Non è stato facile, gli sfidanti umani accorsi da Barbagia ed Ogliastra hanno giocato con abilità e tanta curiosità contro il robot Gavina2121 animato con una nuova tecnologia dell’intelligenza artificiale rispetto al suo predecessore Gavin del 2010. Lo scontro tra uomo e macchina è stato vinto dai morratori in carne e ossa anche se si sospetta qualche mal funzionamento in notturna dei sensori della bellissima Gavina, vestita con cura da due signore del posto per la sua prima uscita in pubblico. Il match finale è stato l’epilogo di uno straordinario incontro che si è tenuto ieri sera a Bitti, nell’area museale del paese, dove un pubblico appassionato è accorso per ascoltare i maggiori studiosi di scienze cognitive e intelligenza artificiale provenienti dalle università del Michigan, di Cagliari e Sassari, dal Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e dalle diverse associazioni, come la “Sociu po su jocu de sa Murra” e “Chintula”, che raccolgono gli appassionati dell’antico gioco, soprattutto a Urzulei dove da tempo si cerca di valorizzare l’arte della morra sarda. La rivincita tra Gavina e giocatori umani si terrà presto e forse il risultato sarà di tutt’altro tipo.
I lavori. L’iniziativa, dal titolo “Sa Murra, Tradizione e Innovazione. Un incontro aperto per discutere insieme a studiosi ed esperti i misteri del gioco della Morra”, è partita con i saluti istituzionali.
«Siamo orgogliosi – ha detto il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini – di accogliere questo appuntamento, unico nel suo genere anche sul piano internazionale, che oggi permette alla nostra comunità e alla Sardegna di unire tradizione e ricerca scientifica all’avanguardia nel settore degli studi del comportamento umano. E lo facciamo anche grazie a un ricercatore bittese, il professor Franco Delogu, che ringrazio, insieme a tutti gli altri partecipanti, per il grande lavoro portato a conclusione nell’organizzare l’evento.»
Alle parole del primo cittadino di Bitti ha fatto eco il vice sindaco di Urzulei, Silvio Pisu: «La comunità di Urzulei sta lavorando da decenni per valorizzare il gioco della Morra sarda. Lo abbiamo fatto con tornei che hanno richiamato i migliori appassionati non solo della nostra Isola, ma anche del resto d’Italia e di Paesi esteri. Oggi a Bitti portiamo la testimonianza di ciò che abbiamo fatto nel tempo e accogliamo con grande favore il lavoro realizzato dai diversi ricercatori che, già dal 2010, presentarono il primo Robot: Gavin. Ora stiamo studiando perbene la normativa nazionale – ha annunciato il vice sindaco – per capire se è possibile dare la cittadinanza onoraria a Gavina2121. Sarebbe la prima volta che un robot, o meglio una intelligenza artificiale pensata dall’uomo, porta a casa un riconoscimento del genere con tanto di documento di cittadinanza. Gavina2121 sarà a breve ospitata negli spazi che stiamo allestendo per il futuro museo del gioco della morra a Urzulei.»
Il primo a lanciare il guanto di sfida e poi a indossarlo per la giocata è stato l’assessore comunale di Bitti, per turismo e ambiente, Cristian Farina che a margine dell’iniziativa ha ricordato: «Uno spunto di riflessione nasce dal fatto oggi siamo a Bitti per parlare del gioco della morra e dei tanti studi che in questi anni si sono fatti e, ci auguriamo proseguano ancora, a renderci conto che le nostre tradizioni stanno raggiungendo, in questo mondo globale, altre realtà culturali. Esportiamo conoscenze e usi di vita quotidiana: non solo la morra, ma anche il canto a tenore. Ci imitano fino in Giappone, nell’antico canto dei pastori, e gli studenti del prof Delogu giocano alla morra nella Lawrence Tech University di Detroit. Sono doppiamente contento di questa giornata – ha concluso – perché con Franco Delogu siamo amici da bambini e posso dire che ha saputo valorizzare le sue origini attraverso numerosi studi e ricerche che oggi ci rendono sempre più vicini ai luoghi della conoscenza e dell’innovazione delle intelligenze artificiali.»
Università, Associazionismo e CNR. Il prof. Franco Delogu, bittese e vero animatore dell’iniziativa, ha illustrato uno studio pubblicato nella rivista Frontiers of Psychology e condotto tra il Michigan e la Barbagia dalla Lawrence technological University, dove insegna da anni, e dall’Università di Cagliari. “Studiare la morra – ha spiegato – mi offre una straordinaria occasione di mettere insieme passione per lo studio dei processi mentali con l’amore per gli usi e costumi della mia terra d’origine. Mi permette inoltre di avere la possibilità di collaborare con bravissimi ricercatori nei due maggiori atenei sardi, nelle scuole e nel territorio. Insomma, la morra è per me una ragione in più per tornare dove mi sento sempre a casa.”
Il prof. dell’Università di Sassari, Paolo Enrico, presente all’iniziativa con i colleghi Beniamina Mercante e Sergio Solinas, ha spiegato che «dal punto di vista delle neuroscienze, la Morra sarda è un vero prodigio del cervello, dove molte funzioni complesse (visione, udito, movimento, memoria, etc.) si intersecano e si coordinano in un tempo eccezionalmente breve, al solo scopo di vincere. Dei meccanismi di questo piccolo miracolo sappiamo ben poco, ma oggi abbiamo l’occasione di usare i metodi delle neuroscienze per studiarlo e soprattutto per capire cosa la Morra sarda ci può insegnare sulla capacità del nostro cervello di prendere decisioni complesse in tempi brevissimi».
Dall’ateneo turritano a quello di Cagliari con la docente Carla Meloni che ha spiegato come le ricerche messe in campo sul tema possano contribuire a migliorare l’apprendimento numerico dei più piccoli in età scolare.
«La capacità di cogliere il mondo in termini di numerosità è innata. Con lo sviluppo del bambino le abilità numeriche diventano sempre più complesse, soprattutto quando si inizia l’apprendimento formale della matematica. Utilizzare un gioco come la morra, che è divertente e stimolante, potrebbe supportare la comprensione e manipolazione delle quantità nella scuola primaria», ha precisato Carla Meloni.
ll prof. Antonello Zizi dell’associazione “Sociu po su jocu de sa Murra”, ha descritto invece le differenze sostanziali tra l’applicazione Gavin 1.0, da lui progettata nel 2010, e Gavina 2121.
«Le innovazioni principali – ha ricordato in modo tecnico – riguardano le modalità di apprendimento dei cervelli bayesiani non lineari i quali conferiscono al robot un comportamento altamente competitivo e totalmente non deterministico: Gavina non gioca mai due partite allo stesso modo.»
Sempre a nome dei maggiori appassionati del gioco è intervenuto Fabrizio Vella: «Per la nostra associazione è una grande soddisfazione vedere crescere questo progetto. Ci sentiamo infatti parte di questa storia, poiché siamo nati con l’intento di tutelare e promuovere “sa murra” quale gioco identitario del nostro popolo. Oggi, con l’avvio di tali studi, sentiamo di raccogliere un risultato frutto di impegno e dedizione di tanti appassionati».
Ha concluso i lavori di presentazione scientifica Luigi Serra, dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). «La ricchezza del nostro patrimonio culturale intangibile e delle nostre tradizioni, si manifesta attraverso pratiche sociali, rituali, eventi festosi e giochi, come nel caso della “Murra”, che esprimono l’essenza di un popolo. Conciliare la mia esperienza di vita, la mia appartenenza a una comunità conservando e valorizzando le tradizioni, attraverso l’integrazione multidisciplinare delle scienze umanistiche con la trasversalità dell’informatica, apre nuovi scenari e potenzia la ricerca per indagare da più prospettive questo gioco affascinante e spettacolare. Trasportarlo in ambiente digitale e virtuale espanderà i confini della sua diffusione».
L’appuntamento di ieri è stato moderato dal giornalista Gianni Zanata, mentre si sono occupati dell’accoglienza del pubblico e degli aspetti tecnico-organizzativi gli operatori della cooperativa Istelai.