Programmare la riapertura di asili e scuole in tutta l’Isola: di fronte alla tanto attesa ripresa delle attività lavorative c’è la concreta possibilità che manchino attività di supporto alle famiglie, come asili, scuole e centri estivi, su cui per il momento si registra la totale assenza di informazioni e indicazioni. È necessario un piano urgente e strutturato.
E’ il contenuto della mozione dei Progressisti in Consiglio regionale rivolta al presidente della Regione Cristian Solinas e alla Giunta.
La scuola è stata la prima a chiudere per l’emergenza Covid-19: ferma dal 22 febbraio in Lombardia e in Emilia Romagna e progressivamente nel resto d’Italia, sembra anche destinata a essere l’ultima a riaprire, senza che nessuno se ne preoccupi, come se si trattasse di una questione marginale di fronte alla necessità di far ripartire il Paese. La Sardegna non fa differenza.
«I bambini, tutti i minorenni e i loro diritti sono stati pressoché ignorati durante tutta la fase emergenziale dalle istituzioni e presi in considerazioni solo dopo proteste e mobilitazioni – dichiara Laura Caddeo, prima firmataria della mozione -. Mentre si inizia a parlare di una riapertura graduale di tante attività, manca una chiara informazione su come e quando riapriranno le scuole. Si sente parlare solo genericamente di una ripresa a settembre e forse con gran parte delle attività a distanza.»
Da quasi due mesi in tutte le scuole sono state sospese le attività in presenza e gli insegnanti hanno avviato la cosiddetta “didattica a distanza”, ognuno con le risorse e le competenze in possesso.
«Nonostante gli ammirevoli sforzi compiuti dalla grande maggioranza delle persone coinvolte – insegnanti, studenti, genitori e dirigenti – la didattica a distanza non può che essere una soluzione di pura emergenza e, salvo evidenze scientifiche tali da costringere a tenere chiuse tutte le attività economiche, sociali, culturali, sportive o scolastiche, sarebbe del tutto inopportuno prolungarla oltre l’estate – aggiunge Laura Caddeo -. La scuola dovrebbe essere il punto di partenza nella strategia di riapertura del Paese: non si può aspettare a settembre per la ripresa delle attività scolastiche, è necessario mettere in campo fin da subito proposte e approfondimenti ispirati alla necessità di innovare spazi, metodi e strumenti didattici. Per riprendere una vita normale, chiedendo ai genitori di tornare a lavorare, è necessario che i bambini e i ragazzi tornino a scuola.»
Dato che la Sardegna ha visto una diffusione del virus molto diversa tra un comune e l’altro (la maggior parte dei comuni sardi non ha registrato neanche un caso di contagio), potrebbe essere una delle prime regioni italiane a sperimentare la cosiddetta Fase 2 anche per quanto riguarda la scuola.
«Al contrario di quanto sta accadendo in Italia, per i nostri vicini europei il diritto all’istruzione è una priorità. Sforzandosi di tenere insieme le esigenze di sicurezza sanitaria, contenimento del contagio, salute psico-fisica della popolazione, ripresa delle attività economiche, scolastiche e sociali, in Danimarca e Norvegia le attività scolastiche sono riprese dal 20 aprile, in Francia, Spagna e Germania si riprenderà a maggio. Alcuni comuni italiani si stanno candidando per sviluppare progetti pilota per attività didattiche in classe – conclude Laura Caddeo -. Attendere agosto per decidere che ne sarà della scuola è impensabile. Tutti i settori della società stanno già immaginando come programmare le attività che svolgeranno nei prossimi mesi, la scuola sarda deve pensare subito a come organizzarsi, altrimenti rischiamo di pregiudicare anche il prossimo anno scolastico. In coordinamento con i dirigenti scolastici e l’Ufficio Scolastico Regionale, ma anche con psicologi, pedagogisti, privati che gestiscono i servizi per l’infanzia per conto dei comuni, ludoteche, biblioteche e centri culturali, dobbiamo pensare sin da ora a una modalità di riapertura delle scuole differenziata su base territoriale, in relazione alle diverse situazioni sociali ed epidemiologiche. Le condizioni climatiche favorevoli e le caratteristiche di tanti istituti scolastici, oltre alla presenza di parchi, giardini e spazi verdi, potrebbero essere fondamentali per progetti pilota che favoriscano la didattica all’aperto.»