Un ordine di servizio per ridurre il carico di lavoro delle unità operative che registrano un elevato numero di ricoveri e una loro ripartizione tra i vari reparti internistici. Lo ha predisposto questa mattina il direttore sanitario dell’Aou di Sassari, Francesco Bandiera, per gestire i numerosi accessi che si potranno registrare a partire da oggi.
Alla base della decisione ci sono i numerosi accessi al Pronto soccorso e la temporanea chiusura della Clinica medica che, dopo il trasferimento dei pazienti in altri reparti, ha previsto l’impiego del personale medico e infermieristico della struttura di viale San Pietro per potenziare i reparti Covid, Malattie infettive e Terapia intensiva Covid (Pneumo Covid).
È prevista la possibilità di delocalizzare i pazienti in altri presidi ospedalieri quindi evitare la inappropriatezza nel ricovero e la possibilità di ripartire i ricoveri, in maniera equa, tra la Medicina interna, la Geriatria, la Patologia medica, la Medicina d’urgenza e la Nefrologia. La direzione sanitaria, inoltre, ha previsto la temporanea possibilità di appoggi in Lungodegenza e in Oncologia.
«Nelle ultime settimane – afferma il direttore sanitario Francesco Bandiera – abbiamo assistito a un progressivo incremento del persistente sovraffollamento dei reparti internistici. Da una parte è dovuto alla centralizzazione nel nostro ospedale di pazienti che provengono da territori extra ASSL Sassari, in modo particolare dalla Gallura, anche con patologie di bassa intensità. Dall’altra parte registriamo un elevato accesso di pazienti al Pronto Soccorso».
Oltre alla temporanea disattivazione della Clinica Medica e alla carenza del personale, il direttore sanitario spiega il sovraffollamento anche a causa delle difficoltà di accesso ai percorsi della post acuzie, lungodegenze, residenze sanitarie assistite e assistenza domiciliare integrata.
«Le soluzioni – conclude Francesco Bandiera – richiedono modifiche strutturali che esulano dalle competenze della Direzione strategica dell’Aou di Sassari e richiedono di migliorare l’integrazione tra ospedale e territorio. Questo per evitare cattive pratiche nell’assistenza, lo stress lavorativo del personale e la profonda insoddisfazione dell’utenza.»