«La sensazione di trovarsi in una struttura completamente abbandonata a se stessa è avvolgente fin dai primi passi all’interno dell’ospedale Paolo Merlo. Una struttura che ho visitato oggi a distanza di dieci mesi da un mio precedente sopralluogo, e che ritrovo in condizioni nettamente peggiorate, direi piuttosto, disperate. Lo smantellamento in atto è palpabile, ed è evidente che il funzionamento di questa macchina sconquassata è garantito esclusivamente dallo spirito di sacrificio e dal grande senso di umanità dei medici che fanno il possibile e l’impossibile per salvare vite umane. Gli esponenti di Giunta e maggioranza in Consiglio regionale affermano di essersi battuti per l’apertura di un Punto Nascita a La Maddalena, ma oggi, possiamo affermare con certezza che si è trattato di un altro specchietto per le allodole, in quanto questa struttura non può essere nemmeno paragonata ad un ospedale.»
Lo dichiara il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, Roberto Li Gioi, che aggiunge: «Rispetto all’inizio dell’anno la situazione è gravemente peggiorata. Da metà luglio, inoltre, è stato chiuso dalla sera alla mattina il reparto di Medicina che poteva contare su 23 posti letto. Un intero reparto perfettamente funzionante ancora “temporaneamente chiuso”. A preoccupare maggiormente sono le condizioni di inadeguatezza del Pronto Soccorso, in cui, i medici, soltanto cinque, sono costretti a trasferire i pazienti in pericolo di vita, senza poter agire, per mancanza di anestesisti e di strumentazione adeguata. Si fa sentire la mancanza di un’ambulanza medicalizzata, che potrebbe alleggerire i problemi. Invece i medici possono soltanto chiamare l’elisoccorso, accompagnare i pazienti verso altri ospedali e pregare che arrivino in tempo».
«Gli anestesisti – rimarca Roberto Li Gioi – in servizio sono tre, ma soltanto sulla carta, perché di fatto ad operare in pianta stabile è soltanto uno. Ancora: il laboratorio analisi è privo di tecnici, il macchinario per le analisi di laboratorio è temporaneamente fuori servizio, e se prima vi si potevano effettuare 80 tipi di analisi, ora soltanto 18. Come se non bastasse, chi lavora nel laboratorio deve tollerare allagamenti all’ordine del giorno, poiché l’acqua affiora dal pavimento con i forti temporali del periodo invernale.»
«Inoltre, manca un mammografo, manca la Tac, che, vecchia di 14 anni, non può essere utilizzata, ma mancano persino il toner e la carta. Per questo – conclude Roberto Li Gioi – chiedo al presidente Christian Solinas e all’assessore alla Sanità Mario Nieddu di comunicare quali siano le loro intenzioni in merito al futuro di questo ospedale. Non possiamo tollerare che queste condizioni di lenta agonia proseguano. Qui i medici non solo non hanno certezza del domani, ma neanche dell’oggi.»
Antonio Caria