«L’insularità in Costituzione è una di quelle battaglie che uniscono trasversalmente la litigiosa classe politica sarda. Di ciò non bisogna stupirsi, perché intorno al niente è facile fare comunella. Così come è normale per questi politicanti esprimere la loro subordinazione: è nella loro indole, cosa questa che gli permette di esistere. In tempi in cui l’unica questione seria sarebbe quella di negoziare un nuovo rapporto Sardegna-Italia, stante il logoramento della obsoleta e inefficace autonomia speciale, lor signori si sono inventati l’ennesimo stratagemma per fare in modo che le cose rimangano così come sono.»
Lo dichiara il segretario regionale di ProgRes, Adriano Sollai, che prosegue: «Secondo gli entusiasti promotori questa nuova disposizione di principio dovrebbe consentire alla Sardegna di cambiare rotta in ordine a tutta una serie di problematiche e questioni che affliggono la nostra Isola, dal basso reddito pro capite alla disoccupazione, dai trasporti al turismo, dallo spopolamento alla fragilità ambientale, che, appunto, secondo loro deriverebbero da una questione geografica e non politica. E tutto ciò, ovviamente, in nome della coesione nazionale».
«Anziché rivendicare l’autogoverno, espressione di una moderna sovranità in un contesto europeo e mediterraneo, i fautori della insularità chiedono di essere più dipendenti dallo Stato italiano, che secondo i loro auspici dovrebbe darci più soldi per compensare la nostra sfortunata condizione naturale – prosegue Adriano Sollai –. Senonché, i promotori di questa bella trovata sono i locali esecutori materiali di una politica centralista che vede nella nostra isola un territorio da spolpare.»
«La nostra posizione naturale – conclude Adriano Sollai – è quella di un’Isola al centro del mediterraneo che potrebbe avvantaggiarsi della possibilità di commerci con i Paesi vicini, abbiamo caratteristiche uniche ambientali, climatiche, culturali che ci consentirebbero lo sviluppo di una economia sostenibile in grado di dare benessere a tutti i sardi e non ai gruppi economici e agli affaristi del continente. Lo svantaggio che abbiamo è invece quello di far parte di uno Stato che ci usa come una colonia interna e questo lo dobbiamo alla storia, non alla geografia.»
Antonio Caria