Quello dello scorso anno è stato il migliore degli ultimi 20 anni per l’agnello sardo con un fatturato all’origine di +9% rispetto all’anno prima quando gli agnelli macellati sono stati di più (+6%).
Il dato emerge dal Primo Rapporto Trasparenza dell’Agnello di Sardegna Igp presentato dal Consorzio di tutela dell’agnello di Sardegna Igp presentato a Macomer.
«Dalle statistiche del Contas sulle macellazioni 2021 – afferma il direttore del Consorzio Alessandro Mazzette – emerge che mentre sul totale degli agnelli macellati si registra un calo di oltre il 6% rispetto all’anno prima in quelli certificati Igp si riporta un aumento dello +0,4%. Quelli certificati Igp di Sardegna rappresentano il 76% del totale dato che dimostra che ormai le quotazioni di prezzo sulla piazza regionale sono legate esclusivamente al prodotto IGP che fa da traino all’agnello convenzionale permettendogli di trovare ancora un posizionamento sul mercato, seppur in forte contrazione.»
La filiera agnello Igp di Sardegna è composta da oltre 5mila aziende zootecniche distribuite su tutto il territorio regionale, a cui si aggiungono 35 imprese di macellazione e della distribuzione. La provincia con il maggior numero di aziende è quella di Nuoro con il 32% dei soci (1.594 iscritti), a cui seguono Sassari con il 28% (1.425 aziende), Cagliari con il 21% (1045) ed Oristano con il 19% (936).
«Nell’anno solare appena concluso, nonostante la contrazione del 6% nelle macellazioni si è riscontrato un +9% nel fatturato all’origine grazie alla crescita del prezzo registrata nelle prime settimane di dicembre (mese in cui si vendono oltre il 30%) – spiega il presidente del Contas Battista Cualbu -. Il prezzo dell’agnello pagato al pastore dal 1 al 24 dicembre è cresciuto rispetto agli stessi giorni del 2020 del 31%.»
Antonio Caria