Qual è la politica della Giunta per la tutela e la valorizzazione della lingua sarda? Lo domanda la consigliera regionale del Gruppo Misto, Carla Cuccu, prima firmataria di un’interpellanza – insieme ai colleghi Roberto Caredda e Giovanni Antonio Satta – al presidente della Regione, Christian Solinas, e all’assessore della Cultura e Istruzione, Andrea Biancareddu. Per Carla Cuccu la Sardegna, pur avendo una legge specifica, approvata dal Consiglio regionale nel 2018 (la legge 22, “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”), ne ha finora dato una minima applicazione, lasciando inattuato – tra le altre cose – il percorso verso una Pubblica Amministrazione bilingue, secondo il modello seguito, da anni, dalle regioni del Trentino Alto Adige e dalla Valle d’Aosta, oramai multilingue.
«Ad oggi – sottolinea la consigliera del gruppo Misto – la legge risulta inapplicata anche per quanto riguarda la possibilità per i genitori, all’atto dell’iscrizione del figlio a scuola, di scegliere lo studio della lingua sarda.»
«Ben vengano i finanziamenti per la tutela e la promozione delle lingue parlate nell’Isola, come espressamente indicate dalla legge 22 – catalano, gallurese, sassarese e tabarchino – con l’apertura di Sportelli linguistici sul territorio regionale, ma occorre – aggiunge Carla Cuccu – mettere in campo azioni più coordinate e continuative di promozione della Lingua Sarda, come idioma ufficiale da trasmettere in maniera intergenerazionale».
Alla Giunta regionale, Carla Cuccu, chiede «quali azioni si intendano avviare nel breve periodo per dare piena attuazione alle disposizioni della legge 22/2018, rilanciando fattivamente il principio identitario e autonomista che riconosce l’utilizzo della Lingua Sarda nella quotidianità̀, in tutte le esternazioni dell’agire umano, sia nella vita privata che in quella lavorativa».