E’ un ciclone spaventoso quello che sta investendo l’autotrasporto in Sardegna e nel resto dell’Italia e che nella sola Isola sta andando a colpire, pesantemente, le circa 1.500 imprese artigiane, con oltre 4mila dipendenti, che movimentano l’80% delle merci su tutto il territorio isolano.
Il prezzo del diesel alla pompa era un anno fa di 1,35 al litro, e oggi è pari a 1,65 euro (+ 22,3%). Pertanto, il costo del pieno per un mezzo pesante di oltre 11 tonnellate è stimato che sia salito di 150 euro. Prendendo come riferimento la percorrenza media di un mezzo pesante all’anno di 100 mila km che fa circa 3,3 km al litro, il risultato produce un aumento insostenibile per un autotrasportatore, che in soli 12 mesi comporta un aggravio di costo di migliaia di euro per ogni automezzo.
«Come Associazione imprenditoriale avevamo avvertito per tempo dei rischi che si sarebbero abbattuti sul mondo dell’autotrasporto con il rincaro dei carburanti, proponendo alcune misure emergenziali al ministro Giovannini ed alla viceministra Bellanova. Dobbiamo dire che non siamo stati ascoltati.»
E’ questo il commento della presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Amelia Lai, sugli aumenti vertiginosi di questi ultimi mesi anche del gasolio per autotrazione, che è ancora largamente il carburante più diffuso che fa muovere il trasporto merci in Italia.
«Le aziende dell’autotrasporto si trovano ormai schiacciate sia dai rincari dell’energia all’ingrosso, sia da quelli dei carburanti al dettaglio: sulle attività produttive grava il peso della ripartenza dell’economia nella fase post-pandemica – aggiunge la presidente Maria Amelia Lai -. Ricordiamoci che in particolare nella nostra regione, più dell’80% delle merci viene veicolata su gomma e attraverso le navi. Se pensiamo come l’aumento del prezzo alla pompa del gasolio, solo pochi giorni fa sia andato oltre i 1.600 euro per mille litri, ossia il 13% più della settimana precedente, possiamo immaginare dove e come questo extracosto andrà a scaricarsi: prima sulle imprese del trasporto merci, poi sulle aziende di trasformazione e, infine, sui consumatori e, quindi, sull’economia. Nessuna produzione è esente da questi rincari; abbiamo già visto l’impennata dei costi del ferro e del cemento, delle farine e degli zuccheri, oppure quello dell’abbigliamento; tutti aumenti che vengono parzialmente assorbiti dalle imprese ma che a lungo andare queste non potranno più reggere – conclude Maria Amelia Lai -. Un vero salasso per tante categorie di lavoratori e piccole imprese che davvero avrebbero bisogno di una mano dallo Stato.»