«Prima di parlare di depositi di scorie nucleari al Sud lo Stato italiano pensi a garantire le bonifiche per i siti inquinati che aspettiamo da oltre vent’anni, un ciclo dei rifiuti virtuoso e lo stop alle trivellazioni. Se uno Stato ha ampiamente dimostrato di aver fallito l’ordinario nelle regioni del Mezzogiorno, con quale faccia si propone di gestire anche lo straordinario come l’individuazione e lo stoccaggio di rifiuti radioattivi? La mappa è vergognosa anche perché individua la maggior parte delle aree idonee allo stoccaggio nel Mezzogiorno del nostro Paese.»
Lo dice l’eurodeputato Ignazio Corrao, in riferimento alla pubblicazione della Carta nazionale delle 67 aree potenzialmente idonee per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari tra le quali figurano 14 aree sarde e 4 siciliane.
Lo dice l’eurodeputato Ignazio Corrao, in riferimento alla pubblicazione della Carta nazionale delle 67 aree potenzialmente idonee per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari tra le quali figurano 14 aree sarde e 4 siciliane.
«Quella di individuare aree in Sicilia e Sardegna – spiega Ignazio Corrao – sarebbe un’ipotesi agghiacciante, considerando che sono territori votati all’agricoltura, al turismo e alla valorizzazione delle risorse naturali. Ma si tratta anche di regioni che hanno zone già devastate da inquinamento, emissioni industriali velenose, discariche a cielo aperto e triangoli della morte. Il Governo si occupi, piuttosto, delle bonifiche dei territori del sud, anziché pensare di riversare ulteriori scorie. Auspico che il percorso di individuazione delle aree tenga conto delle specificità dei territori.»
«Assolutamente discutibile – sottolinea l’eurodeputato siciliano – è inoltre la scelta dell’Italia di dotarsi di un solo Deposito Nazionale che ospiti a lungo termine e contemporaneamente i rifiuti di bassa, media ed alta attività. Si tratta dell’unico caso al mondo, che comporta per giunta la ‘nuclearizzazione’ di un nuovo sito, per il quale è decisivo il consenso dei cittadini e delle istituzioni locali. Condivido la proposta di Greenpeace – conclude Ignazio Corrao – secondo la quale sarebbe stato più ragionevole verificare più scenari, utilizzando i siti esistenti e applicando a ciascuno una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS).»