In poco di una settimana, sono già 5 le tartarughe recuperate nelle acque dell’Area marina protetta di Tavolara – Punta Coda Cavallo. Grazie all’attenta segnalazione dei cittadini e delle forze dell’ordine, è stato possibile soccorrere gli animali in difficoltà e trasportali, in un secondo momento, nel centri di recupero presenti nel territorio sardo.
I ritrovamenti degli ultimi giorni sono però un campanello d’allarme, ha sottolineato il Direttore dell’Area marina Protetta di Tavolara Augusto Navone: «Tutti gli animali ritrovati sono vittime di catture accidentali con strumenti di pesca (lenze, ami, reti) abbandonati in mare».
Le tartarughe soccorse appartengono alla specie Caretta caretta, la più diffusa nel Mar Mediterraneo.
Si tratta di rettili marini dal ciclo di vita complesso, sono migratori, si spostano in aree diverse del Mar Mediterraneo e per scopi diversi: sottocosta per alimentarsi o in spiaggia per depositare le uova. Questa spiccata vivacità per la frequentazione di ambienti eterogenei li rende estremamente vulnerabili alle trasformazioni ambientali.
Le tartarughe, rappresentano infatti, insieme ai mammiferi marini, le sentinelle della biodiversità da salvaguardare, la loro vitalità e resistenza alle lunghe e talvolta complicate degenze restituiscono il senso degli sforzi compiuti da chi collabora e opera a tutti i livelli: dal cittadino, alle Forze dell’ordine e alle AMP fino all’operatore scientifico.
Le istituzioni di tutela ambientale sono anche costantemente impegnate in quelle attività d’informazione e sensibilizzazione, rivolte ai cittadini nel territorio, sui temi della salvaguardia della biodiversità e degli ambienti naturali.
Antonio Caria