Oltre 2.700 ettari di patrimonio boschivo vanno in fumo ogni anno a causa degli incendi. A stilarla è Coldiretti Sardegna che sottolinea come occorra ridare centralità alle imprese agricole e rivedere alcuni parametri rivelatesi inadeguati, che stanno impedendo agli animali di pascolare e pulire i boschi.
Per i vertici della Coldiretti sarda, i boschi sono un patrimonio naturalistico. Per difenderlo occorre creare le condizioni affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli.
A cominciare «dall’innalzamento dei limiti di pascolamento nelle superfici forestali che oggi sono davvero troppo bassi con sole 3 pecore ad ettaro – spiega il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. Allo stesso tempo dal ministero consentano che le Pratiche locali tradizionali (Plt) abbiamo tara 30 e non 70. Da quando lentare sono aumentate gli animali non hanno più pascolato nelle zone forestali. Soprattutto in territori ampi come quello del Montiferru e della Planargia dove sono stati interessati diverse ettari di bosco, le aziende agricole, in un ottica di economia circolare, possono essere coinvolte per fare dei tagli sul bruciato e sistemare il frascame per contrastare il dissesto idrogeologico».
«Come abbiamo ribadito durante l’audizione nelle Commissioni regionali IV e V – aggiunge il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba – il mondo agricolo è una risorsa ed è disponibile a contrastare la piaga degli incendi sia nella prevenzione, con la cura del territorio, ma anche per avere un ruolo fondamentale durante la campagna anticendio essendo delle sentinelle che presidiano il territorio.»
Antonio Caria