In terracotta, in bronzo, smaltate o dipinte: le Dee Madri di Carlo Romano Lavazza sono un viaggio nella storia e nell’arte di un sacro che appartiene forse più alla natura umana che al divino. Non è un caso se l’artista ha iniziato la sua lunga carriera come Madonnaro, a Parigi, negli anni Sessanta, si è specializzato in disegno anatomico all’Accademia di Brera e ha seguito un corso con lo scultore Nicola Gagliardi, attivo nella Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano. Già paragonate a quelle di Giacometti e Manzù, le sue sculture sono metafisiche, parlano un linguaggio comprensibile a tutti ma nello stesso tempo misterioso. Anche i suoi quadri sono frutto di una grande ricerca sui materiali per cui Carlo Romano Lavazza ha vinto diversi premi ed esposto in tutta Italia. La sua passione sono sempre state le donne, in particolare le madri. Con l’ultima produzione rende omaggio a tutte le Dee Madri: dalla riproduzione della Venere di Willendorf (Austria), che ha circa 30mila anni, a quella di Turriga (Senorbì), di 6.000 anni fa, agli originali in bronzo, talvolta smaltato con i colori delle auto d’epoca, che rappresentano le madri moderne. Il culto del femminile si esprime anche nei dipinti con tre donne, a rappresentare un trittico.
Durante l’inaugurazione della mostra, curata dalla Cooperativa Villa Abbas, in collaborazione con il comune di Sardara, sabato 12 ottobre alle 17.30, a Casa Pilloni, vico Eleonora d’Arborea 10, a Sardara, si terrà un incontro sulle Dee Madri, al quale parteciperanno il presidente della Cooperativa Villa Abbas, Andrea Caddeo, il sindaco di Sardara, Giorgio Zucca, l’assessore comunale ai beni culturali, Roberto Caddeo, l’assessore comunale alla cultura, Antonio Mameli, il presidente della Fondazione Domus de Luna, Ugo Bressanello, il curatore dell’esposizione, Giuseppe Garau. Presenta la giornalista Susanna Lavazza.
La mostra, a ingresso libero, sarà aperta tutti i giorni, tranne lunedì, dalle 10.00 alle 18 fino a domenica 17, giorno in cui a Sardara si celebra la festa di Sant’Anastasia.