Nanni Zedda non è semplicemente un architetto ma, a pieno titolo, lo si può annoverare tra i personaggi di spicco della scena culturale sarda (e non solo). Per questa ragione, sabato alle 20.00, durante il primo Festival dell’Architettura, a Sa Manifattura, l’Ordine degli Architetti della Città Metropolitana di Cagliari e Sud Sardegna gli conferirà il riconoscimento alla carriera per i suoi 50 anni di iscrizione all’Ordine di cui è anche stato Presidente. Dopo una chiacchierata con la Presidente Teresa De Montis, saranno i componenti della Commissione Giovani Architetti a consegnargli il premio.
Classe 1933, con la sua famiglia è costretto all’età di 10 anni ad abbandonare Cagliari bombardata per trasferirsi a Tiana. Proprio durante la sua permanenza nel paesino del nuorese, i suoi occhi di bambino scoprono e rimangono affascinati dal rapporto tra le architetture e la natura. Ed è qui che con tutta probabilità nasce anche la sua passione più grande, quella per la montagna e l’Himalaya dove alla tenera età di 80 anni si cimenta in uno dei trekking più affascinanti al mondo. Ma è soprattutto il tempo che da bambino ha trascorso a osservare come gli animali organizzano i loro spazi a far nascere in lui le prime idee sulla concezione “dell’abitare”. La folgorazione per la professione di architetto arriva quando, tra il ’46 e il ’48, visita una mostra allestita in città, dedicata agli edifici del grande Frank Lloyd Wright. Quegli esempi di architettura organica gli instillano la passione e il desiderio che lo porteranno a laurearsi all’Università La Sapienza di Roma. In quel periodo trascorso tra la Capitale e Cagliari entra a far parte del “Gruppo di Iniziativa”, movimento artistico e di avanguardia nato dalle macerie di “Studio ’58”, che promuoveva l’impegno democratico e autonomistico della cultura in Sardegna. Qui conosce e stringe una profonda amicizia con Primo Pantoli e Gaetano Brundu con i quali opera in maniera determinante per la nascita della pittura contemporanea nell’Isola. Tra le frequentazioni di Zedda si annovera anche quella con Peppino Fiori che nel 1970 è testimone delle sue nozze con la compagna di tutta la vita Giovanna Ravasio.
Dopo un periodo di collaborazione presso lo studio dell’Arch. Sacripanti, indirizza la sua attività nella progettazione di opere pubbliche. Tra queste sono sicuramente da menzionare la Casa del Portuale di Dovadola (1970), che inaugura una fase importante della sua carriera, commissionata dal Ministero della Marina Mercantile, il gruppo di edifici del Porto Industriale di Oristano (1974-75) e la Casa dello Studente di Oristano (1976-77).
Tra i concorsi internazionali partecipa con Paolo Marconi, Paolo Portoghesi, Vittorio Gigliotti al Concorso per il Teatro Lirico di Cagliari. Il progetto viene pubblicato nelle più importanti riviste nazionali e internazionali tra cui L’Architecture d’Aujourd’hui, e in testi miliari quali L’Architettura Pratica di Pasquale Carbonara. Nel 1987 progetta il restauro del Palazzo del Municipio di Cagliari, di cui dirige i lavori. In seguito a tale esperienza torna definitivamente nel capoluogo sardo dove prosegue la sua ricerca sui materiali ristrutturando Palazzo Amat in Piazza Indipendenza e gli edifici di via Canelles nel quartiere di Castello, oltre al Municipio di Belvì.
A Roma negli anni Ottanta progetta e segue il restauro di edifici storici tra cui un palazzo in via del Governo Vecchio. In ambito urbanistico, progetta il Piano di recupero del quartiere Stampace Alto di Cagliari. Nel 2005 fonda con il figlio Roberto Zedda e con un nucleo stretto di collaboratori “G.R. Zedda Associati”, con cui realizza in anni recenti il Centro Servizi per le Imprese di Selargius, il restauro del Complesso ex Ina a Bengasi, la predisposizione del restauro degli edifici del complesso minerario di Monteponi, oltre a diversi edifici scolastici tra cui, ultimo, il complesso scolastico di Villasimius. Con il figlio, si occupa del restauro del Castello medievale Massimo ad Arsoli.
I suoi lavori sono pubblicati su testi e riviste nazionali e internazionali come Casabella, L’Architecture d’au jourd’hui, L’Architettura cronaca e storia di Bruno Zevi, L’Architettura Pratica di Pasquale Carbonara, L’Industria delle costruzioni, Progettare, il Trattato di restauro architettonico di Giovanni Carbonara. Tra gli anni Novanta e i Duemila è stato presidente dell’Ordine degli Architetti della Sardegna per due mandati.
Oggi il suo impegno prosegue come Presidente del Consiglio di Disciplina per l’Ordine di Cagliari. Tra i premi e i riconoscimenti si ricordano la Medaglia d’oro al Premio Internazionale San Valentino e la Menzione speciale dell’Istituto Romano dei Beni Stabili e se gli si domanda qual è secondo lui l’opera architettonica più importante al mondo, dopo una vita passata a progettare edifici edifici risponde sicuro: «Il Palazzo del Potala, uno dei grandi monasteri buddisti presenti a Lhasa, capitale del Tibet, perché sintetizza in maniera perfetta il rapporto tra uomo, architettura e natura».
Foto di Nicola Monari