È stata inaugurata ieri, al Museo della Tonnara di Stintino, “Teatrini”, la mostra personale di Igino Panzino.
Formatasi nel clima sociopolitico degli anni Sessanta e Settanta, Igino Panzino ha da subito concepito l’arte come risposta ad una realtà in continuo mutamento e fin dai primi lavori, concepiti all’interno di una visione neo-costruttivista, Igino Panzino propone la strutturazione geometrica, sia in oggetti tridimensionali che più tardi in dettati pittorici, come mezzo di indagine dello spazio e come affermazione della forma quale valore autonomo e significante. Protagonista dei gruppi della Neoavanguardia isolana, come il “Gruppo della Rosa”, Igino Panzino concilia, negli anni successivi, l’insegnamento con la capacità operativa del fare come reazione alla crisi del Moderno e come proposte sempre sensibilmente efficaci alla realtà in trasformazione. Gli anni Novanta lo vedono intento nella sperimentazione di sempre nuovi materiali e nuove tecniche compositive senza rinunciare agli impianti geometrici seppure intesi in maniera più docile e flessibile che gli consentono di ottenere una estetica seduttiva quanto singolare. Intanto, si appassiona ai temi dell’ambiente e della tradizione culturale dell’isola. Opere intese a valorizzare il patrimonio culturale del territorio e a fornire un archivio inesauribile di forme simboliche tratte dalla natura e dalla storia archeologica della Sardegna. In altri termini, la sua poetica si orienta sempre più verso interventi di arte pubblica su cui innesta l’incrollabile fiducia in un’arte in grado di incidere sui processi della collettività. E si trasforma in vero e proprio operatore culturale che ha a cuore le sorti della città e del territorio in cui opera. Instancabile sperimentatore di nuove forme espressive, Igino Panzino si misura, nei decenni successivi, con l’architettura e l’urbanistica e, ancora, con la fotografia e la computer grafica, sicuro che solo osando e lavorando sugli sconfinamenti linguistici si possa entrare in relazione con la complessa realtà del presente.
La mostra sarà visitabile fino al 16 settembre.
Formatasi nel clima sociopolitico degli anni Sessanta e Settanta, Igino Panzino ha da subito concepito l’arte come risposta ad una realtà in continuo mutamento e fin dai primi lavori, concepiti all’interno di una visione neo-costruttivista, Igino Panzino propone la strutturazione geometrica, sia in oggetti tridimensionali che più tardi in dettati pittorici, come mezzo di indagine dello spazio e come affermazione della forma quale valore autonomo e significante. Protagonista dei gruppi della Neoavanguardia isolana, come il “Gruppo della Rosa”, Igino Panzino concilia, negli anni successivi, l’insegnamento con la capacità operativa del fare come reazione alla crisi del Moderno e come proposte sempre sensibilmente efficaci alla realtà in trasformazione. Gli anni Novanta lo vedono intento nella sperimentazione di sempre nuovi materiali e nuove tecniche compositive senza rinunciare agli impianti geometrici seppure intesi in maniera più docile e flessibile che gli consentono di ottenere una estetica seduttiva quanto singolare. Intanto, si appassiona ai temi dell’ambiente e della tradizione culturale dell’isola. Opere intese a valorizzare il patrimonio culturale del territorio e a fornire un archivio inesauribile di forme simboliche tratte dalla natura e dalla storia archeologica della Sardegna. In altri termini, la sua poetica si orienta sempre più verso interventi di arte pubblica su cui innesta l’incrollabile fiducia in un’arte in grado di incidere sui processi della collettività. E si trasforma in vero e proprio operatore culturale che ha a cuore le sorti della città e del territorio in cui opera. Instancabile sperimentatore di nuove forme espressive, Igino Panzino si misura, nei decenni successivi, con l’architettura e l’urbanistica e, ancora, con la fotografia e la computer grafica, sicuro che solo osando e lavorando sugli sconfinamenti linguistici si possa entrare in relazione con la complessa realtà del presente.
La mostra sarà visitabile fino al 16 settembre.
Antonio Caria