«Un giorno solenne, importante, commemorativo, che induce alla gioia e alla spensieratezza, ma che ci invita ad una riflessione profonda su chi siamo realmente, da dove veniamo, dove vogliamo andare, per migliorarci, per poter sperare in un futuro meno incerto, più tranquillo e sereno per noi, per i nostri figli e per i nostri nipoti.»
Il presidente della Regione, Christian Solinas, ha iniziato così il suo intervento in Consiglio regionale in occasione delle celebrazioni per ‘sa Die de sa Sardigna’, giornata di orgoglio del popolo sardo istituita nel 1993 per ricordare la sommossa dei Vespri sardi.
«Sa Die è una festa che esalta lo spirito identitario dei sardi – ha proseguito il presidente Christian Solinas -. L’idem sentire di un popolo, con una propria lingua, una propria storia, proprie tradizioni e un proprio territorio, deve trovare esaltazione nel celebrare le radici della sua unità e il comune sentimento nazionale. ‘Sa festa manna’, tanto a lungo agognata e attesa, testimonia l’incrollabile magico legame che unisce indissolubilmente i sardi alla propria terra e che trova pochi eguali nel mondo. Le emozioni, che le celebrazioni destano nei cittadini, restano nel cuore e vogliamo rinnovarle proprio nel momento in cui ci troviamo ad uscire da una situazione di crisi particolarmente acuta di carattere socio-economica e sanitaria. La peggiore crisi di tutta la storia autonomistica per le vastissime implicazioni e ricadute che hanno modificato e posto in discussione modelli di vita consolidati, sia nella sfera pubblica come in quella privata, limitando e annullando perfino la nostra libertà individuale per superare una pandemia che ancora oggi perdura, nonostante lo scenario di decrescita importante.»
Il presidente della Regione si è soffermato anche sui «venti di guerra che soffiano alle porte dell’Europa», esprimendo «la condanna ferma e decisa contro la guerra in atto» e ricordando che «anche le celebrazioni odierne si focalizzano sui valori di pace e solidarietà, cardini su cui si basano le tradizioni, gli usi, i costumi e la storia del Popolo sardo. La nostra storia ci ha insegnato quanto sia crudele e sbagliata la guerra con la sua triste scia di sciagure, sangue e dolore patito sulle spalle del popolo sardo. Seppure, anche in quella occasione, i sardi rafforzarono la consapevolezza di essere popolo e nazione, e nacque una nuova consapevolezza: essere orgogliosi e profondi custodi delle proprie radici. La celebrazione di oggi vuole essere un momento di gioiosa partecipazione, un’occasione di incontro, in cui i sardi si sentono liberi di manifestare i valori più alti e nobili della loro tradizione storica e culturale, solidale e pacifica, e l’amore per la propria terra».
«La bandiera dei quattro mori, l’inno sardo Procurade ‘e moderare e l’emozione di sa Die, la sarda rivoluzione, rappresentano una simbologia identitaria dalle fortissime tinte, utile per disegnare il sentimento nazionale che racconta dei sacrifici, delle lotte e della nobili battaglie compiute dal nostro Popolo per mantenere inalterati i tratti distintivi e originali di una Comunità che è ancora in cammino per raggiungere l’agognata autodeterminazione all’interno della Repubblica italiana con un nuovo contratto istituzionale. Un nuovo patto che conferisca ai sardi un’autonomia unica, autentica, compiuta», ha concluso il presidente Christian Solinas.
L’intenso programma della giornata proposto dalla Regione è cominciato con la celebrazione, nella Cattedrale di Cagliari, della Santa Messa officiata dall’arcivescovo Giuseppe Baturi. Durante la giornata, ‘Sa Manifattura’ a Cagliari ospita diversi eventi, fino alle 22.00, compresa la rievocazione storica de ‘sa Die de sa Sardigna’. Sempre nei locali di viale Regina Margherita, sono presenti i banchi didattici sul periodo Nuragico (mostra di abbigliamento civile e militare; armi e armature; monili; bronzetti; archeologia sperimentale), sul periodo Giudicale (sartoria e moda, con la riproduzione dell’abito di Mariano IV; riproduzione di testi biblici; armi e armature; strategia militare, con focus sul conflitto tra Arborea ed Aragona; scherma e arcieria, con dimostrazioni duellistiche e di tiro con l’arco) e sul 1700 (allestimento e mostra del vestiario militare utilizzato da sardi e piemontesi; armi originali del periodo). Dopo alcune manifestazioni di rievocazione storica, le celebrazioni saranno chiuse da una gara di poeti improvvisatori (alle 19,30), “Sa die de s’acciappa”, e da uno spettacolo teatrale, a partire dalle 20,30.