Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, visti i dati pubblicati dalla ISS inerenti ai contagi del 14 ottobre (7.332 nuovi positivi e 43 deceduti), richiede con urgenza nuove misure per il mondo della scuola, atte al contenimento della pandemia.
Attualmente i docenti stanno attraversando periodi lunghi di malessere psicologico e di esposizione a molteplici cause di possibile contaminazione virale.
Le mascherine in dotazione risultano un orpello inutile perché spesso inutilizzate dagli studenti, che tendono
a trascurare il pericolo e violare le normative vigenti.
Basta un colpo di tosse o uno starnuto di una persona malata priva di mascherina all’interno di una classe pollaio con compagni altrettanto sprovvisti di protezione, perché seduti al banco, per far impensierire tutti i presenti (e sarebbe il male minore). Da alcune segnalazioni pervenute, si evince la riottosità degli studenti affetti da particolari patologie comportamentali ad attenersi al protocollo previsto.
Non si riesce a capire per quale motivo in tutti gli uffici pubblici e locali chiusi, perfino nelle private abitazioni tra non congiunti, sia obbligatorio oppure raccomandato l’uso della mascherina, ma non a scuola.
L’igienizzazione dei locali è affidata al buon cuore dei collaboratori scolastici in troppi casi. In alcune scuole non viene misurata la temperatura perché tale operazione viene delegata alle famiglie con risultati spesso incresciosi e studenti febbricitanti spediti comunque nelle aule, a dispetto del buon senso e della salute pubblica. Il piano dei trasporti scolastici urbani (strada e ferrovia) avrebbe dovuto essere già programmato prima dell’inizio delle lezioni, mentre oggi pullman e treni strapieni durante l’ora di punta, dove è impossibile rispettare il distanziamento sociale, traboccano di persone pigiate fino all’inverosimile e prive di mascherine.
Oltre a ciò, si registrano alcune falle nel sistema organizzativo quando si verifica un caso sospetto: il responsabile Covid, docente non esonerato dal servizio, se impegnato in classe e costituisce l’unica figura di riferimento, è costretto ad abbandonare l’aula e la sorveglianza per assistere, in attesa dell’arrivo dei genitori, il discente. Molto spesso lo studente che si assenta viene riammesso in classe sulla base di una sommaria certificazione medica che si limita ad indicare l’assenza di sintomi di influenza. Eppure, studi scientifici hanno ampiamente dimostrato che adolescenti e preadolescenti portatori di Coronavirus sono spesso asintomatici. La London School of Hygiene & Tropical Medicine (GB) ha sviluppato un modello basato sull’età, con dati demografici provenienti da 32 località in sei Paesi – Cina, Italia, Giappone, Singapore, Canada e Corea del Sud – e dati da sei studi pubblicati sui tassi di infezione stimati e sulla gravità dei sintomiin diverse fasce d’età: tra i 10 e 19 anni solo il 21% degli infetti presenta sintomi clinici
(https://www.lshtm.ac.uk/newsevents/news/2020/how-does-age-relate-covid-19-rates-and-symptom-severity). In altri termini, su dieci alunni infetti solo due presenterebbero i sintomi. Tale studio pone in discussione il lavoro ad oggi realizzato dal CTS.
Come è possibile che sulla base di tale risultanze scientifiche, il CTS abbia adottato delle linee guida morbide per gli alunni? Possono le certificazioni mediche che si limitano a dichiarare l’assenza di sintomi influenzali offrire la garanzia di assenza di virus, se tra i 10 e i 19 anni l’80% degli infetti è asintomatico? In tale prospettiva, le linee guida e le condotte seguite dai dirigenti scolastici favoriscono o limitano la diffusione di germi patogeni?
A nostro parere in una situazione come quella attuale, ogni qual volta in una classe uno o più alunni si assentino per due o più giorni, occorrerebbe provvedere a realizzare il tampone.
Pare, invece, che la strada scelta sia stata quella di occultare i casi di diffusione del virus tra gli alunni grazie alla combinazione di linee guida incompleta, patti di corresponsabilità e misurazione estemporanea della febbre, laddove come già segnalato solo il tampone può offrire sicurezza sull’assenza del virus. Pare che per la scuola sia più conveniente che il primo a risultare positivo sia un docente e non un alunno. Non occorrerebbe specificare le motivazioni, ma basti pensare che se in una scuola un insegnante risultasse positivo al Coronavirus – in assenza di casi previ relativi agli alunni – l’istituzione potrebbe sempre eccepire che il virus è stato contratto fuori dall’orario e dall’attività scolastica. Viceversa, nel caso in cui il primo a risultare positivo fosse un alunno, l’insegnante sarebbe destinatario delle tutele definite per coloro che contraggono malattia per causa di lavoro.È triste pensare che dopo tanti elogi rivolti al corpo insegnante, si sia diventati una sorta di “agnello sacrificale”, il cui destino diventa segnato nell’indifferenza della politica, perché storicamente la funzione della scuola sta diventando quella di assecondare le esigenze delle famiglie a tutti i costi, onde evitare tensioni sociali e attrito. Il problema è che un beneficio immediato (sorveglianza e istruzione degli studenti)alla lunga potrebbe portare alla crisi del sistema sanitario, nel caso in cui si verificasse una crescita vertiginosa e improvvisa dei nuovi casi Covid.
Il CNNDU non può non esprimere profonda preoccupazione circa il rischio più che manifesto di epidemia che può essere determinato dall’applicazione degli attuali protocolli, che, basandosi su evidenze sintomatiche del virus, risultano del tutto inefficaci per la popolazione scolastica la quale, in base ai dati scientifici, nell’80% dei casi sarebbe invece asintomatica.
Considerati, poi, gli obiettivi statutari dell’associazione e la volontà di tutelare il diritto alla salute dei docenti, non possiamo che invitare tutti i docenti a segnalare opportunamente e per iscritto al proprio dirigente ed alla nostra associazione i casi Covid-19 occultati, le inefficienze presenti nelle strutture scolastiche, indicando eventualmente la presenza di infissi rotti, la mancanza di sistemi di aerazione, i casi di assenza sospetta degli alunni ovvero il ricorso a certificazioni mediche che si limitino a certificare l’assenza di sintomi influenzali. Il CNNDU nei prossimi giorni, con i propri legali valuterà la presentazione di un esposto ai sensi dell’art. 438 CP al fine di comprendere se vi siano responsabilità in relazione alla diffusione dei contagi dovuti dalle attuali linee guida nazionali ovvero regionali, così come dalle condotte poste in essere da taluni dirigenti e ciò a tutela del personale tutto e dei loro familiari.
Prof. Alessio Parente – segretario generale CNDDU
Prof. Romano Pesavento – presidente CNDDU