Finalmente siamo arrivati al fatidico 3 giugno, giorno che dovrebbe segnare il ritorno ad una nuova vita, dopo il Coronavirus.
In questa vicenda del Coronavirus si è detto tutto ed il contrario di tutto, si riparte. Ma come si riparte?
In Sardegna, la realtà con cui dovremo confrontarci si presenta assai complicata, ad iniziare dall’economia e dalle problematiche legate alla ripresa produttiva, dovendo fare i conti con la disoccupazione ed il lavoro che non c’è. Il tanto invocato “Recovery fund” da più parti viene presentato come una sorta di panacea di tutti i mali, ma probabilmente così non è.
Indubbiamente, la ripresa economica della Sardegna non può essere basata esclusivamente sul turismo, che è sicuramente importante, ma da solo non può essere la soluzione definitiva.
Il nodo principale da affrontare – non ci stancheremo mai di ripeterlo – è la mancanza di lavoro.
Noi sardi abbiamo diritto ad un lavoro, quel lavoro che dà la possibilità di far crescere la società nella sua totale e più concreta evoluzione.
Non possiamo esimerci dal fare una riflessione su quello che è accaduto. I vertici politici sardi sono chiamati ad assumersi le loro responsabilità per un’intervento concreto finalizzato a dare risposte alla Comunità sarda. La disoccupazione enorme, aggravata dal Coronavirus, mette in luce una situazione veramente drammatica e all’orizzonte, purtroppo, non si prospetta niente di buono.
Anche noi, come il resto d’Italia, siamo chiamati ad affrontare grandi difficoltà, incrementare dalla pandemia e l’emergenza ha messo in luce tutti i limiti di tutta la classe politica che in tutti questi anni non ha saputo affrontare concretamente situazioni che con il passare degli anni si sono incancrenite. A questo punto, l’auspicio è che, a tutti i livelli, si prenda coscienza della situazione gravissima in cui ci troviamo, per iniziare ad invertire la rotta, indirizzando la nave Italia verso un approdo più sicuro.
Oggi, 2 giugno, Festa della Repubblica, vorremmo che il grido che da più parti si è levato, non cada nel vuoto e nell’oblio.
Tutte le Regioni di questo nostro Bel Paese guardano con fiducia ad una nuova fase, nella quale il lavoro e la famiglia, cardini di una società democratica, siano in grado di riacquistare, a pieno titolo, il ruolo che a loro compete.
Armando Cusa