Canti religiosi tradizionali, preghiere, lettura del Corano e dei testi di L. Ron Hubbard, la mattinata di domenica 9 febbraio, che chiudeva la settimana dell’armonia interreligiosa, ha visto protagonisti Hare Krishna, Cristiani Cattolici e Protestanti, Musulmani e Scientologist, succedersi in quello che si è rivelato un vero e proprio punto d’incontro tra religioni che pur mantenendo la propria natura, dimostrano che tolleranza e pace sono possibili.
Mentre notizie disparate e colme di pregiudizio tentano di dividere le persone in base al loro credo religioso o alla cultura da cui provengono e additano alle ideologie la responsabilità per cui talvolta menti malate inscenano atti contro l’uomo, il messaggio del servizio domenicale interreligioso che si è svolto nella Chiesa di Scientology della Sardegna, è stato quello di rimanere uniti e, tramite il rispetto reciproco, usare la diversità come strumento di arricchimento culturale.
L’evento si è svolto col susseguirsi di canti, prima da parte degli Hare Krishna, poi da parte dei Protestanti Dominicani, passando poi per quelli dei Cristiani Nigeriani. Si è concluso con la lettura di alcuni passi del Corano grazie alla testimonianza di un musulmano e infine alcuni brani letti da un ministro della Chiesa di Scientology. E’ proprio corretto parlare di un concerto in quanto il messaggio è stato cantato, si è presentato con diversi colori e tutto suonava un unico spartito che aveva le parole “pace e comprensione” come titolo.
Come accade tra persone di buona volontà, nessuno voleva prevalere, nessuno portava la verità assoluta e nessuno la sapeva più lunga. Come normalmente accade tra persone comuni, la curiosità, lo spirito di accettazione e la voglia di conoscere, sono stati i veri protagonisti, a dimostrazione del fatto che per avere lo spirito giusto devono coesistere contemporaneamente la certezza nelle proprie credenze e la capacità di concedere al prossimo di stringere forte a se le proprie. D’altra parte questa è una delle funzioni principali di una religione e nel momento in cui ci si incontra nel nome di Dio, o del Creatore, o qualsivoglia nome gli si voglia dare, non si può che concedersi a tolleranza e pace.