Fra una settimana potranno nuovamente servire i loro clienti anche se esclusivamente con la formula d’asporto. Per le attività artigiane della ristorazione della Sardegna, come gelaterie, pasticcerie, pizzerie, rosticcerie o altri servizi di ristorazione, anche se non è un ritorno alla piena normalità, rappresenta un significativo ri-inizi, dopo il buio di 2 mesi di lockout.
Le imprese artigiane che operano in questi settori, secondo recenti analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, su dati UnionCamere, sono ben 3.073: 1.430 le pasticcerie e le gelaterie, 1.643 quelle che si occupano di servizi di ristorazione e cibi da asporto. In tutto occupano circa 5.000 lavoratori fissi, e altri 2.000 mila stagionali, come nel caso delle gelaterie.
La novità, annunciata domenica sera dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che con un apposito Decreto autorizza a servire i propri clienti con la formula “take away”, è in ogni caso motivo per vedere positivo. In qualche regione, come Toscana, Abruzzo e Veneto, queste imprese possono vendere i loro prodotti già da ieri mattina. Per assicurare le necessarie garanzie sanitarie al consumatore, alle attività produttive è consentita la procedura per la vendita per asporto, che avviene tramite preventiva ordinazione online o telefonica e non presso l’esercizio, in modo che gli ingressi per il ritiro dei prodotti ordinati avvengano in modo dilazionato, impedendo di sostare all’interno dei locali più del tempo necessario alla consegna e al pagamento della merce.
«Se i Governatori di queste regioni hanno autorizzato tale formula, anticipando, di fatto, il Presidente del Consiglio – si chiedono Antonio Matzutzi e Daniele Serra, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – perché non farlo a che qui da noi? Da giorni riceviamo telefonate di artigiani della ristorazione che chiedono di far pressioni sulla Regione per consentire anche nell’Isola, almeno con la formula del ritiro in negozio, la vendita di tutte le loro produzioni. Anche un piccolo anticipo di una settimana, potrebbe sostenere tantissimo il settore.»
Tutti i mestieri artigiani della ristorazione, a causa delle disposizioni imposte dai Decreti, da inizio marzo non hanno potuto effettuare la somministrazione dei loro prodotti e neanche vendere direttamente attraverso la modalità di semplice asporto dei prodotti. Inoltre, alcune attività artigiane, come per esempio le gelaterie, sono state pesantemente danneggiate dalle disposizioni ancora in vigore. Queste, infatti, consentono la commercializzazione dei gelati nei supermercati, attraverso i banchi frigo, e la negano alle piccole gelaterie artigiane. C’è però da sottolineare come queste ultime, allo stato attuale, avrebbero solo la possibilità di fare consegne a domicilio, attività che, per l’impegno richiesto e oneri burocratici ed economici da affrontare, risultano pesantissime da affrontare per esercizi di piccole dimensioni, a gestione familiare e senza dipendenti, che sono la maggior parte in questo settore.
«Per queste imprese – sottolineano presidente e segretario di Confartigianato – ieri al presidente Christian Solinas abbiamo chiesto una istanza “di buon senso” che restituisca dignità a un comparto che è stato devastato dagli obblighi di chiusura totale. Basterebbe, semplicemente, prendere spunto dagli analoghi provvedimenti da Toscana, Abruzzo e Veneto. Auspichiamo un intervento urgente – concludono Antonio Matzutzi e Daniele Serra – in quanto è in questo periodo che si concentra, data la sua forte stagionalità, il fatturato annuale. Per cui, il prolungarsi della chiusura, impedirebbe a queste attività il recupero dei danni che il settore sta subendo, con conseguente ingente perdita di posti di lavoro.»