«La Sardegna non può essere considerata una servitù carceraria. Troppi detenuti in regime di 41 bis scontano la pena nelle carceri sarde provocando problemi di sovraffollamento, di sicurezza, di carenza di personale oltre ad un enorme impatto negativo sul territorio.»
Lo sostiene il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, in una lettera inviata al ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Il presidente Michele Pais, dopo la cattura del latitante Matteo Messina Denaro, la cui detenzione inizialmente era stata programmata in un penitenziario isolano, ha colto l’occasione per aprire, ancora una volta, una riflessione sulla situazione insostenibile in cui versano le carceri sarde.
«Sono numerosi i detenuti – scrive il presidente Michele Pais – che scontano la pena in Sardegna con il regime dell’articolo 41 bis, soprattutto nel carcere sassarese di Bancali, con tutte le conseguenze che questo implica in termini di sicurezza nell’ambito di un territorio che, ormai da tempo, presenta forti segnali di crisi socio-economica e nel quale la situazione carceraria è fortemente critica, soprattutto, per la grave carenza di personale e per il sovraffollamento.»
Il presidente del Consiglio sottolinea nella lettera che la Sardegna non può essere “terra di servitù e scorie” ma deve essere valorizzata per le potenzialità che offre in ambito naturalistico, culturale, storico-archeologico.
«La condizione di isola – continua la lettera – non può più essere il presupposto per “ospitare” tutto ciò che è rifiutato dal resto del Paese, non può costituire la sede naturale di ciò che deve restare isolato.»
Il presidente Michele Pais ha espresso anche le congratulazioni alla Magistratura, alle Forze dell’ordine e ai vertici degli apparati governativi per il lavoro che ha portato alla cattura del latitante Matteo Messina Denaro.