«Questa mattina ho appreso che parte del territorio comunale di Guasila è stato identificato tra quelli idonei ad ospitare rifiuti radioattivi italiani. Non è il solo, visto che le aree candidate sarebbero ben 67.»
A dirlo è la sindaca di Guasila, Paola Casula, che è tempestivamente intervenuta per ricordare che «il Consiglio comunale di Guasila già nel 2017 dichiarò denuclearizzato il proprio territorio comunale e si oppose all’individuazione della Sardegna come deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Il popolo sardo si era, inoltre, già espresso dicendo NO alle scorie con il Referendum del 2011, così come ha fatto la politica sarda in diverse altre occasioni. Sempre per ciò che concerne il solo territorio di Guasila, la sottrazione di 241 ettari all’agricoltura – così come risulta dalle carte pubblicate – comporterebbe per un paese a vocazione agricola un grosso danno economico, oltre all’elevato rischio relativo alla salute».
Fronte comune e compatto per la battaglia isolana. Nel sottolineare l’inopportunità di affrontare un tema così delicato nel bel mezzo di una pandemia che non dà tregua, la sindaca ha deciso di convocare non solo un consiglio comunale a Guasila, ma anche l’assemblea dell’Unione dei Comuni della Trexenta, dato anche il coinvolgimento di Ortacesus e Siurgus Donigala. La prima cittadina chiede alla Regione Sardegna di prendere in mano la situazione, e insieme a tutti i sindaci dell’isola, di garantire compattezza e un fronte comune per una battaglia che riguarda il benessere di tutta la Sardegna e i sardi.
La posizione dell’ANCI Sardegna. «Come Anci – ha proseguito Paola Casula, che è attualmente sia rappresentante regionale che nazionale – presentammo sempre nel 2017 osservazioni dichiarando la totale contrarietà alla localizzazione in Sardegna, regione peraltro insulare, di depositi radioattivi. Aspetteremo di avere documenti ufficiali, ancora non pervenuti, ma continueremo la nostra battaglia nell’opporci a qualunque possibilità di stoccaggio in Sardegna di scorie radioattive, ricordando anche che la nostra terra non ospita neanche un centro di produzione scorie. Ribadisco che serve un fronte comune dei Sindaci e delle Sindache dei paesi coinvolti, delle loro popolazioni, insieme alla Regione Sardegna – ha concluso Paola Casula – perché questa è una battaglia di tutto il popolo sardo.»