Mancano poco meno di due settimane al referendum confermativo sul taglio dei parlamentare. La campagna per il si o per il no è già entrata nel vivo con le varie fazioni che provano a spiegare le ragioni delle loro scelte.
Sulla questione ha voluto prendere posizione anche Progetu Repùblica che, come sottolineano gli attivisti, «non intende fornire indicazioni di voto su consultazioni riguardanti la Costituzione italiana.»
A loro modo di vedere però, «nonostante il numero degli eletti in Sardegna, con la vittoria del Sì al referendum, passerebbe da venticinque a sedici – venendo decurtato di sei deputati e tre senatori – Progetu Repùblica ritiene che questa diminuzione non inciderebbe comunque sull’effettiva rappresentanza delle istanze del Popolo Sardo nelle istituzioni italiane.»
«Come sempre accaduto nelle ultime tornate elettorali, questa impossibilità per i partiti sardi di concorrere con velleità per l’elezione ha fatto sì che tutti i parlamentari eletti in Sardegna fossero espressione di partiti e movimenti italiani con il corollario derivante di scelte politiche che non solo non hanno avuto come fine il benessere e gli interessi del Popolo Sardo, ma che sono state sempre votate all’accentramento del potere politico, alla conservazione dello status-quo e del rapporto di sudditanza e di dipendenza della Sardegna nei confronti dello Stato italiano.»
«Progetu Repùblica – sostengono gli attivisti – ritiene che con questo sistema e indipendentemente dal numero di eletti in Sardegna, l’azione politica dei partiti italiani non sia mai stata rappresentativa delle istanze del Popolo Sardo in funzione del fatto che è stata – e sarà sempre – diretta dalle segreterie italiane, dalle quali dipendono i “nostri” deputati e senatori. In questo contesto, l’unica opportunità che ha il Popolo Sardo di avere una rappresentanza effettiva e utile nel Parlamento italiano è quella di svincolare gli eletti dal ruolo di subalternità alla politica italiana dando agli stessi un connotato nazionale. Lo strumento per fare ciò va individuato in una riforma della legge elettorale che vincoli i seggi degli eletti in Sardegna allo status di rappresentanza legittima della peculiarità della Nazione Sarda come minoranza linguistica interna allo Stato italiano, così come già accade per le liste rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute presentate esclusivamente nelle regioni a statuto speciale in cui sia prevista una particolare tutela di tali minoranze.»
«Riteniamo che – concludono da Progetu Repùblica – se in Sardegna si vuole fare davvero una battaglia sulla rappresentanza del Popolo Sardo nel Parlamento italiano, questa possa essere condotta solo vincolandola al riconoscimento ufficiale dello status della nostra lingua. Lo Stato italiano – dopo aver approvato la Carta Europea delle minoranze linguistiche nel lontano 1992 a Strasburgo e averla sottoscritta nel 2000 – dovrebbe impegnarsi, a distanza di quasi trent’anni, a ratificarla e rendere finalmente ufficiale questo riconoscimento, il quale, oltre a rendere possibile l’elezione di parlamentari sardi non vincolati alle logiche della partitocrazia unionista italiana, sarebbe anche il primo passo per risolvere un altro annoso problema: la rappresentanza sarda a livello internazionale all’interno del Parlamento europeo.»
Sulla questione ha voluto prendere posizione anche Progetu Repùblica che, come sottolineano gli attivisti, «non intende fornire indicazioni di voto su consultazioni riguardanti la Costituzione italiana.»
A loro modo di vedere però, «nonostante il numero degli eletti in Sardegna, con la vittoria del Sì al referendum, passerebbe da venticinque a sedici – venendo decurtato di sei deputati e tre senatori – Progetu Repùblica ritiene che questa diminuzione non inciderebbe comunque sull’effettiva rappresentanza delle istanze del Popolo Sardo nelle istituzioni italiane.»
«Come sempre accaduto nelle ultime tornate elettorali, questa impossibilità per i partiti sardi di concorrere con velleità per l’elezione ha fatto sì che tutti i parlamentari eletti in Sardegna fossero espressione di partiti e movimenti italiani con il corollario derivante di scelte politiche che non solo non hanno avuto come fine il benessere e gli interessi del Popolo Sardo, ma che sono state sempre votate all’accentramento del potere politico, alla conservazione dello status-quo e del rapporto di sudditanza e di dipendenza della Sardegna nei confronti dello Stato italiano.»
«Progetu Repùblica – sostengono gli attivisti – ritiene che con questo sistema e indipendentemente dal numero di eletti in Sardegna, l’azione politica dei partiti italiani non sia mai stata rappresentativa delle istanze del Popolo Sardo in funzione del fatto che è stata – e sarà sempre – diretta dalle segreterie italiane, dalle quali dipendono i “nostri” deputati e senatori. In questo contesto, l’unica opportunità che ha il Popolo Sardo di avere una rappresentanza effettiva e utile nel Parlamento italiano è quella di svincolare gli eletti dal ruolo di subalternità alla politica italiana dando agli stessi un connotato nazionale. Lo strumento per fare ciò va individuato in una riforma della legge elettorale che vincoli i seggi degli eletti in Sardegna allo status di rappresentanza legittima della peculiarità della Nazione Sarda come minoranza linguistica interna allo Stato italiano, così come già accade per le liste rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute presentate esclusivamente nelle regioni a statuto speciale in cui sia prevista una particolare tutela di tali minoranze.»
«Riteniamo che – concludono da Progetu Repùblica – se in Sardegna si vuole fare davvero una battaglia sulla rappresentanza del Popolo Sardo nel Parlamento italiano, questa possa essere condotta solo vincolandola al riconoscimento ufficiale dello status della nostra lingua. Lo Stato italiano – dopo aver approvato la Carta Europea delle minoranze linguistiche nel lontano 1992 a Strasburgo e averla sottoscritta nel 2000 – dovrebbe impegnarsi, a distanza di quasi trent’anni, a ratificarla e rendere finalmente ufficiale questo riconoscimento, il quale, oltre a rendere possibile l’elezione di parlamentari sardi non vincolati alle logiche della partitocrazia unionista italiana, sarebbe anche il primo passo per risolvere un altro annoso problema: la rappresentanza sarda a livello internazionale all’interno del Parlamento europeo.»
Antonio Caria