“S’iscravamentu”, così come veniva celebrata nei primi decenni del secolo scorso, rivive a Galtellì grazie all’impegno delle associazioni del paese. Il rito, che risale alla notte dei tempi, si terrà venerdì 7 aprile nella chiesa del Santissimo crocifisso a partire dalle 18.30.
“Sos cantores che, per far rivivere la sacra rappresentazione, seguiranno letteralmente la testimonianza pubblicata dalla rivista Lares nel settembre del 1937. L’articolo a cura di Luigi Deffenu, dal titolo “Reliquie viventi del dramma sacro in Sardegna, richiama gli studi per conto dell’allora Ministero della Cultura Popolare e la trascrizione degli appunti che Deffenu prese nel 1926.
Quest’anno la rappresentazione del Venerdì santo vedrà per la prima volta anche la collaborazione dei componenti dell’associazione culturale “Voches e Ammentos de Garteddi”.
A detta dei promotori, l’evento vuole essere una filologica rappresentazione di quello che a Galtellì veniva rappresentato quasi un secolo fa. Un rito suffragato non dalla memoria ma dal nero su bianco di un testo che minuziosamente descrive quello che era S’iscravamentu” nella nostra comunità”.
Per l’associazione, “S’iscravamentu” rappresenta un momento di preghiera e fede popolare che vuole ribadire come le piccole comunità vogliano con tenacia mantenere
la propria identità e soggettività in una società che si dirige verso l’appiattimento e l’anonimato. Anche in questa occasione il paese, con i suoi riti e la sua fede popolare vuole esserci.
“Sos cantores che, per far rivivere la sacra rappresentazione, seguiranno letteralmente la testimonianza pubblicata dalla rivista Lares nel settembre del 1937. L’articolo a cura di Luigi Deffenu, dal titolo “Reliquie viventi del dramma sacro in Sardegna, richiama gli studi per conto dell’allora Ministero della Cultura Popolare e la trascrizione degli appunti che Deffenu prese nel 1926.
Quest’anno la rappresentazione del Venerdì santo vedrà per la prima volta anche la collaborazione dei componenti dell’associazione culturale “Voches e Ammentos de Garteddi”.
A detta dei promotori, l’evento vuole essere una filologica rappresentazione di quello che a Galtellì veniva rappresentato quasi un secolo fa. Un rito suffragato non dalla memoria ma dal nero su bianco di un testo che minuziosamente descrive quello che era S’iscravamentu” nella nostra comunità”.
Per l’associazione, “S’iscravamentu” rappresenta un momento di preghiera e fede popolare che vuole ribadire come le piccole comunità vogliano con tenacia mantenere
la propria identità e soggettività in una società che si dirige verso l’appiattimento e l’anonimato. Anche in questa occasione il paese, con i suoi riti e la sua fede popolare vuole esserci.
Antonio Caria