Ieri mattina, nei locali del Seminario arcivescovile di Cagliari, l’arcivescovo di Leopoli monsignor Mieczysław Mokrzycki ha incontrato la stampa locale, alla presenza del vescovo di Cagliari e segretario generale della Cei monsignor Giuseppe Baturi.
Il presule, a Cagliari in occasione dei festeggiamenti di Nostra Signora di Bonaria, ha offerto la sua testimonianza rispetto al conflitto in atto in Ucraina da oltre un anno.
«Quando è scoppiata la guerra – afferma – la gente in tutto il Paese era spaventata e ha tentato la fuga, soprattutto, verso la Polonia e l’Europa in generale. Le persone stavano in fila per tre o quattro giorni. Nel nostro territorio, quello dell’arcidiocesi di Leopoli, si sono fermati tanti profughi, e alcuni stanno ancora da noi, mentre altri – precisa – hanno fatto ritorno alle loro case. È sempre vivo il nostro impegno per assistere queste persone, facendole sentire a casa.»
Secondo i dati UNHCR, aggiornati al febbraio 2023, gli ucraini rifugiati all’estero dall’inizio del conflitto sono 13 milioni. Mentre sono quasi 18 milioni coloro che hanno bisogno di assistenza umanitaria. Sempre secondo i dati aggiornati ci sono 5,9 milioni di sfollati all’interno del Paese, di cui 1 milione composto da bambini.
Monsignor Mieczysław Mokrzycki spiega che «grazie agli aiuti umanitari che noi riceviamo da tutta la Chiesa in Europa – sottolinea – possiamo aiutare le persone a sopportare questi difficili periodi della loro vita, nella quale hanno perso tutto. E questo è molto importante in questo momento».
Le persone sostenute dalla Caritas ucraina sono 6 milioni, ma notevole è stato, ed è tutt’ora, l’impegno messo in campo da Caritas italiana che in totale, dallo scoppio del conflitto, ha sostenuto oltre 20 mila persone, coinvolgendo 90 diocesi in servizi di accoglienza, comprensivo del progetto «Apri Ucraina», finalizzato a creare migliori condizioni di integrazione a favore dei profughi.
«Noi ucraini siamo molto grati al popolo italiano per questa solidarietà e vicinanza, espressa anche attraverso le preghiere che ogni giorno si rivolgono a Dio. Ringraziamo per aver accolto tanti profughi ucraini nel vostro Paese, dove sono certo che la nostra gente trova grande solidarietà. Durante i miei studi in Italia – conclude – prima accanto a papa Giovanni Paolo II e poi a Papa Benedetto XVI, ho potuto conoscere il popolo italiano che è molto cordiale, amichevole e aperto al bisogno degli altri.»