A un anno di distanza non possiamo dimenticare l’immagine di Papa Francesco, nella più completa solitudine, in una Piazza San Pietro fin troppo grande e vuota e, nell’occasione, ancora più grande. Quell’immagine è rimasta impressa nella mente di tanti con un suo valore iconico.
Papa Francesco ha voluto caricare su di sé tutti i mali della terra, in un’afflizione totale, rivolgendosi a Dio per intercedere affinché la pandemia da Covid-19 terminasse quanto prima possibile. In questo frangente ecco la grandezza e l’umanità di Francesco che si immerge nel vuoto e lo abbraccia.
È un’immagine potente del Vicario di Cristo che si erge nella sua grandezza e ancora più vessillifero della Cristianità, in tutta la sua purezza, è Lui che trova un dialogo a questo nonsenso, capisce e si rende conto che l’umanità intera è ormai sfibrata, è disorientata, ha bisogno di trovare un riferimento e un argine concreto a siffatta tragedia.
È proprio in questa circostanza che Papa Francesco afferma con vigore la frase che racchiude in sé la sua presenza davanti a Cristo, peregrino in una valle di lacrime.
«Siamo tutti nella stessa barca», ma indomiti e fieri, consapevoli del fatto che tutti siamo utili ed il nostro dovere è quello di non arrenderci, di lottare in favore di quanti soffrono e lenire, per quanto possibile, le loro sofferenze.
Armando Cusa