«La vicenda della coppia di sardi che ha chiesto il nulla osta per sposarsi in Spagna può essere affrontata da un doppio punto di vista: quello strettamente amministrativo, che impedisce ai Comuni di fornire l’atto per insuperabili vincoli di legge; quello politico, che invece può vederci uniti nel chiedere al legislatore di superare questi ostacoli e consentire il rilascio della documentazione necessaria a chi vuole coronare il progetto di vita comune.»
A pronunciare queste parole è stato il sindaco di Porto Torres, Massimo Mulas, intervenuto sulla vicenda che ha coinvolto due sardi che hanno deciso di sposarsi in Spagna. Il comune di Porto Torres non ha potuto rilasciare il cosiddetto certificato di capacità matrimoniale a uno dei richiedenti perché nell’ordinamento italiano è possibile darlo solo a persone di sesso diverso.
«Purtroppo, questo dice la legge, e un sindaco non può chiedere ai funzionari municipali di infrangerla – aggiunge il primo cittadino – e ne è la riprova il fatto che questo documento non è stato rilasciato neanche dal comune di Sinnai (ente di appartenenza del partner) che ha prodotto un semplice certificato anagrafico di cittadinanza, residenza e stato libero.»
«La nostra è una delle poche amministrazioni locali che si è espressa a favore del Ddl Zan – conclude Massimo Mulas – proprio perché riteniamo superate certe posizioni e crediamo che la tutela dei diritti, l’autodeterminazione e la libertà di amare siano beni primari da tutelare. Se le leggi mettono dei paletti obsoleti è giusto cambiarle. Ma fin quando questo non avviene la pubblica amministrazione deve applicarle.»
A pronunciare queste parole è stato il sindaco di Porto Torres, Massimo Mulas, intervenuto sulla vicenda che ha coinvolto due sardi che hanno deciso di sposarsi in Spagna. Il comune di Porto Torres non ha potuto rilasciare il cosiddetto certificato di capacità matrimoniale a uno dei richiedenti perché nell’ordinamento italiano è possibile darlo solo a persone di sesso diverso.
«Purtroppo, questo dice la legge, e un sindaco non può chiedere ai funzionari municipali di infrangerla – aggiunge il primo cittadino – e ne è la riprova il fatto che questo documento non è stato rilasciato neanche dal comune di Sinnai (ente di appartenenza del partner) che ha prodotto un semplice certificato anagrafico di cittadinanza, residenza e stato libero.»
«La nostra è una delle poche amministrazioni locali che si è espressa a favore del Ddl Zan – conclude Massimo Mulas – proprio perché riteniamo superate certe posizioni e crediamo che la tutela dei diritti, l’autodeterminazione e la libertà di amare siano beni primari da tutelare. Se le leggi mettono dei paletti obsoleti è giusto cambiarle. Ma fin quando questo non avviene la pubblica amministrazione deve applicarle.»
Antonio Caria