Ieri si è celebrata la giornata mondiale della libertà di stampa. È un’iniziativa importante che deve farci riflettere sul suo significato importante e che non deve essere sottovalutato.
Vorrei elencare alcuni nomi di giornalisti italiani uccisi dalle mafie.
Mauro Rostagno, Ilaria Alpi, Giancarlo Siani, De Mauro, Giovanni Spampinato, Mario Francese, Peppino Impastato, Pippo Fava, Beppe Alfano, Walter Tobagi.
Questo è solo un elenco parziale afferente queste persone che sono state uccise dalle mafie.
Ognuno di queste persone ha una sua storia ma alla base di ciò c’è un filo conduttore che li lega.
Non vorremmo che questi nomi restassero soltanto un elenco anonimo.
Un fatto è certo, senza ombra di dubbio: la coscienza morale di tutti noi deve essere sempre presente. È la democrazia, la libertà, valori per i quali tutte queste persone hanno sacrificato la loro vita, per valori che sono indelebili.
Una riflessione mi pare opportuna e doverosa ma allo stesso tempo ci poniamo una domanda di fondo: «Noi tutti siamo consapevoli e in grado di fare un’analisi di quanto è accaduto?»
Il motivo di questa domanda è semplice. Com’è possibile che la libertà di stampa sia stata spesso soffocata e, per fare emergere la verità, si sia arrivati al sacrificio estremo? Non è ammissibile.
È di questi giorni la notizia della scarcerazione di boss della mafia, una cosa terrificante ed incomprensibile. Ma come, allora tutti i servitori dello Stato, morti a difesa delle Istituzioni e di uno Stato di diritto, il loro sacrificio a cosa è valso?
Anche i giornalisti che hanno messo in gioco la loro vita per la verità, non ci hanno insegnato nulla?
Indubbiamente “La libertà di stampa” è un valore intrinseco che non conosce confini, è illimitato, è la rappresentazione più nobile di una Democrazia, laddove la ricerca della verità e il fare emergere l’azione della criminalità, è una cosa buona e giusta.
«Necesse est» portare alla luce i misfatti, le trame delle cosche, la mafia che tutti conosciamo, ma soprattutto l’azione del giornalista è un valore aggiunto, un baluardo contro le azioni malavitose.
Credo sia doveroso, da parte nostra, serrare le fila, essere noi stessi consapevoli che la posta in gioco è la democrazia, la libertà, la trasparenza e, sotto questo aspetto, lo Stato deve ergersi in prima persona a difensore e paladino nella lotta alle mafie.
In un momento come questo, nel quale il Coronavirus la fa da padrone innescando di fatto una situazione pericolosa, creando quasi una corsia preferenziale a favore della malavita, che approfittando della situazione potrebbe trovare terreno fertile per i suoi loschi traffici a spese di una popolazione stremata e disorientata, possiamo affermare e gridare a gran voce che l’informazione è sempre presente e i giornalisti che sono l’espressione più bella, saranno presenti al servizio della verità, per onorare il sacrificio di quanti hanno donato la loro vita.
Armando Cusa