«Di fronte all’ennesima emergenza incendi, tra cause e concause, sicuramente dobbiamo fare i conti con il progressivo abbandono delle campagne e la conseguente perdita di un controllo naturale del territorio. Lo spopolamento in Sardegna non può essere solo un tema per salotti radical chic, né la vendita delle case a un euro, né il solito convegno con richieste a chi governa di “elemosine” e commiserazioni. Gli incendi nei territori è un dramma ciclico su cui le istituzioni di ogni ordine e grado, continuano a latitare garantendo nelle migliori delle ipotesi, limitati piani operativi e assunzioni a scadenza.»
Lo sottolinea Claudia Zuncheddu di Sardigna Libera, che rimarca: «La crisi economica in questi anni ha spinto migliaia di aziende agro-pastorali alla chiusura o ad un drastico ridimensionamento. La gente fugge dai territori non solo per la crisi, ma anche per la mancanza di servizi essenziali che promuovano l’aggregazione e una vita dignitosa, come i servizi sanitari pubblici, la scuola e il lavoro con un’impresa diffusa e rispettosa delle vocazioni produttive, sociali e culturali dei luoghi. Fugge perché nel nostro territorio mancano persino i mezzi di trasporto per poter espletare l’obbligo scolastico. La desertificazione che avanza non è solo fisica ma anche culturale, scientifica e identitaria. Questa desolazione è la prima miccia che innesca gli incendi in Sardegna».
A suo modo di vedere: «Per la sicurezza dell’Ambiente e dei territori con le loro comunità, i Canadair e altri supporti aerei sicuramente sono necessari, ma non bastano. Da sempre gli incendi si sono combattuti principalmente da terra con uomini addestrati, conoscitori degli habitat e dotati di mezzi di supporto adeguati. La battaglia si può vincere solo se si mettono i comuni, le comunità locali, le compagnie barracellari e le associazioni di volontariato, in stretta collaborazione con gli organi preposti della Regione Sardegna e dello Stato italiano, nella condizione di garantire la prevenzione, il controllo e l’intervento rapido sul territorio tutto l’anno. Le emergenze per i cambiamenti climatici con dissesti idrogeologici e alluvioni sono ormai all’ordine del giorno».
«Bisogna ripensare e riprogrammare – conclude Claudia Zuncheddu – un piano d’intervento coordinato in tutto il territorio, ma queste operazioni non possono sopravvivere con regalie una tantum o con resti di bilancio. Intanto dalle alte sfere, mentre la Sardegna brucia, ancora una volta si indugia attendendo la miracolosa alzata in volo dei Canadair.»
Antonio Caria